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La vergogna di Lesbo

Di fronte alla tragedia cui stiamo assistendo, con migliaia di profughi siriani e mediorientali sospinti dai campi di Idlib e dalla Turchia sud-occidentale verso le coste e le isole greche, non possiamo più tacere.

Tanto più noi siciliani che viviamo in un’isola che è anch’essa confine esterno dell’Unione Europea.

Unione Europea le cui responsabilità internazionali, insieme quelle delle Turchia, vengono da lontano. L’ingiustizia di oggi è, infatti, solo l’ultimo tassello di un dramma che ha inizio tanti anni fa.

Nel 2016 i paesi dell’Europa dell’est chiusero i confini alle persone in fuga dalle guerre mediorientali (Siria, Iraq, Afghanistan, Kurdistan, Pakistan…), rendendo di fatto un vicolo cieco la rotta migratoria balcanica.

In linea con questa politica, l’intera UE strinse la mano alla Turchia promettendole 6 miliardi di euro per gestire e trattenere con qualunque mezzo i migranti mediorientali sul suo territorio senza lasciarli passare.

La gente si è quindi lentamente ammassata in Turchia, aspettando il momento propizio per proseguire il proprio viaggio verso l’Europa: il momento è arrivato lo scorso 27 febbraio quando Erdogan ha deciso di aprire i confini, allentare i controlli e favorire il passaggio di molti migranti verso i confini europei utilizzando gli esseri umani in fuga come moneta di scambio per pretendere dall’Europa più denaro e più potere.

E l’Europa subisce il ricatto turco mostrando la propria inerzia e subalternità a Erdogan, nonché il proprio disprezzo verso i più basilari diritti umani, i principi di solidarietà e fratellanza.

Di fronte a questa nuova pressione migratoria, infatti, la Grecia ha sospeso l’attuazione del diritto di asilo trovando legittimazione formale nell’art. 78, c.3 del Trattato sul Funzionamento dell’UE secondo il quale ‘qualora uno Stato membro debba affrontare una situazione di
emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di
cittadini di paesi terzi’, l’Unione può adottare misure temporanee a beneficio della Stato interessato.

Si è resa così responsabile di respingimenti forzati alla frontiera con lacrimogeni e con armi da fuoco, ricevendo peraltro il plauso della Presidente della Commissione europea (e dunque dell’intera UE).

Sull’isola di Lesbo è stato incendiato uno dei migliori centri di assistenza ai migranti e in queste ore militanti di estrema destra, anche austriaci e tedeschi, si stanno recando verso le zone di confine greco-turco per aggiungere violenza individuale a quella istituzionale.

Da quando l’UE ha ritenuto di poter comprare la “sicurezza” delle proprie frontiere pagando fior di quattrini al dittatore turco, si è comportata come quando ci si accorda con degli estorsori: si cede una volta sperando che tutto finisca, ma poi si è costretti a cedere ancora.

L’accordo UE-Turchia, oltre ad essere delinquenziale, si è rivelato fallimentare.

E’ stato calcolato che con i 6 miliardi dati a Erdogan si sarebbero potute salvare, tramite corridoi umanitari, circa 600.000 persone, assicurando loro un’integrazione in Europa e rispettando così il diritto internazionale ed europeo, nonché i suoi valori fondativi e il senso dello stare insieme come comunità di Stati.

Insomma, una strada diversa era percorribile.

E lo è ancora: l’unica soluzione possibile (non nel senso dell’unica praticabile, ma nel senso dell’unica dignitosa) alla crisi attuale è quella di aprire il confine greco a tutti i migranti e redistribuirli tra i vari paesi UE, rispettando così il diritto internazionale ed il diritto europeo.

L’unica norma che verrebbe violata è il cosiddetto Regolamento Dublino che costringerebbe la Grecia a prendere in carico la maggior parte di questi richiedenti asilo, ma l’inadeguatezza di quel regolamento europeo è cosa nota e va riformato con la massima urgenza.

Anche questa riforma sarebbe percorribile, ma evidentemente non corrisponde alla volontà politica dei paesi membri; allora fino a quando non viene riformato sulla carta, gli Stati di confine lo modificano nella realtà, ma sulla pelle dei migranti.

Così come l’Italia ha tenuto in ostaggio le persone in arrivo via mare fino a quando altri Stati non hanno accettato di accoglierle, adesso la Grecia respinge e usa la forza contro migliaia di migranti per non doversene far carico.

Il tutto con il benestare dell’intera Unione Europea, il cui unico obiettivo è controllare i confini ad ogni prezzo, economico ed umano, e nel generale silenzio delle agenzie Onu, le grandi assenti (e inadeguate) di queste crisi umanitarie.

E’ ancora possibile un’Europa diversa? Al momento tutto fa credere di no: nessun piano per accogliere in Europa anche solo una parte dei richiedenti asilo al confine; nessuna dichiarazione d’intenti da parte dei leader europei; nessuna soluzione di lungo termine, se non quella di rinegoziare a luci spente gli accordi con lo strozzino turco e cedere ancora diritti, dignità umana e libertà.

Argo

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