Categories: Istruzione

Imparare a raccontare

Coinvolta come esperta in un progetto di Scuola/Lavoro dell’Istituto Turrisi Colonna di Catania,  la scrittrice e docente Laura Sciacca ci racconta la sua esperienza.

C’era una volta e forse c’è ancora…” Bastano poche parole per creare l’atmosfera giusta e catapultarci nel mondo della fantasia dove ogni cosa può accadere: magica, terrificante, ammaliante, innominabile, sempre e comunque coinvolgente al punto da lasciarci col fiato sospeso. Fino a quando la trama ci conduce verso l’agognato e gratificante happy end.

Questi sono da tempi immemori gli elementi essenziali di ogni fiaba, un momento di narrazione intimo ed essenziale nella vita di ogni bambino. Ognuno di noi ricorda almeno una volta in cui, nella propria infanzia, una persona cara ci ha raccontato una fiaba.

Prima ancora che venisse inventata la televisione e molto prima del lancio di dispositivi elettronici che raccontano a comando fiabe ai bambini al posto dei genitori, la narrazione della fiaba era momento imprescindibile della giornata di grandi e piccoli.

Nelle culture di tutti i paesi del mondo il ruolo di narratrice per eccellenza andava alla nonna o a una persona anziana, rispettata da tutti per la sua età ed esperienza accumulata nel corso della vita.

Oggi gli adulti sembrano sovente troppo impegnati e distratti per dedicare tempo alle fiabe e delegano l’educazione dei figli a scuole, babysitter, estranei che hanno incentrato le loro attività su fiorenti business legati all’intrattenimento dei bambini.

Il tempo, inteso come “tempo di valore” è il valore più prezioso che un genitore può dedicare al proprio figlio, eppure il più difficile da dare. Leggere insieme ai figli cementa il rapporto, fa sbocciare la fantasia dei bambini e le loro capacità di attivare il problem solving, il saper risolvere problemi della vita reale, arricchisce il vocabolario, migliora la capacità di attenzione e innanzitutto diverte e rilassa, permette a genitori e figli di “staccare la spina” anche solo per pochi minuti dai problemi di ogni giorno, dai malumori, proiettando la mente in un mondo altro.

E non dimentichiamo la capacità che la fiaba ha di esorcizzare le paure: le fiabe ci rendono più forti, trasmettendoci le virtù e la forza dei loro eroi (esiste un filone di studi scientifici su questa tematica, la fiabaterapia).

Queste sono state alcune delle tematiche affrontate nel corso del laboratorio sullo storytelling e storywriting che ho condotto di recente presso l’Istituto “Turrisi Colonna” di Catania nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro di una classe quarta ad indirizzo turistico che ha come sbocco professionale la figura “animatore di beni culturali e paesaggistici per bambini”, legato in particolare alle tradizioni e cultura della nostra Sicilia.

Il progetto prevedeva tra l’altro incontri su: progetti museali per bambini con tecniche di animazione, sull’economia di impresa, sulla tutela del territorio e aspetti economico e socio-antropologici delle genti etnee.

Gli studenti hanno apprezzato molto questi momenti, grazie ai quali è stato possibile spezzare la monotonia delle lezioni frontali in aula e uscire fuori, sentirsi utili, mettersi alla prova.

Durante il nostro laboratorio denominato “La tecnica dello storytelling” i ragazzi hanno avuto modo di scoprire “perché” è importante raccontare storie ai bambini e sperimentare “come” farlo.

Abbiamo dedicato del tempo anche a un primo approccio sul “come scrivere” racconti dedicati ai piccoli, prendendo spunto da una visita guidata che la classe aveva effettuato il giorno prima sull’Etna lungo il “Sentiero della regina” in compagnia del CAI, come tappa dell’alternanza scuola-lavoro.

La leggenda vuole che la regina Eleonora d’Angiò, vissuta in Sicilia nel secolo XIV, percorresse giornalmente con grande devozione religiosa un sentiero che congiungeva la sua residenza al monastero di San Nicolò a Nicolosi per andare a pregare e meditare in quel luogo santo. Il Sentiero risuona ancora dei passi della regina, è costellato di altarini votivi e resti di casupole, offre a chi lo percorre momenti di suggestione e contatto diretto con una natura aspra e fortemente segnata dalla presenza della Muntagna, dell’Etna.

Così gli studenti, dopo aver percorso il Sentiero, hanno scritto un racconto a metà strada tra leggenda e fantasia, con protagonista la regina e il sentiero stesso, dedicato a bambini di 8/9 anni. Scritti che abbiamo poi letto insieme in classe, valutando punti di forza e debolezza di ognuno, divertendoci a raccontarci a vicenda questi voli di fantasia, peraltro molto ben riusciti.

Argo

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