Una festa di Sant’Agata affollata, ma non straripante, ci viene testimoniata da queste tre immagini, tratte dall’archivio personale di Armando Villani, giovane ingegnere elettronico appassionato della storia di Catania.
Fanno parte di una serie di foto/cartoline dell’Editore Stefano Vitrò di Catania e risalgono agli anni cinquanta del secolo scorso.
In due foto il contesto è rappresentato dalla via Antonino di San Giuliano, nella prima immagine viene colta la processione, che si snoda attraverso via Michele Rapisardi e via Coppola, tagliando la via San Giuliano, fotografata dal foyer del Teatro Bellini.
E’ evidente che la festa aveva allora dimensioni cittadine, non attraeva partecipanti da tutta l’area metropolitana e da altri sedi più lontane, come accade adesso. L’atmosfera ci appare nel complesso abbastanza tranquilla.
Tra i protagonisti delle immagini troviamo anche le automobili. Alcune sono parcheggiate lungo il percorso, una addirittura è colta in primo piano, mentre circola in mezzo alla folla.
Non mancano le luminarie e neanche le insegne di negozi (Fiat ricambi per trattrici, Fornarotto Tessuti Corredi) e partiti politici (M.S.I. e Movimento Indipendenza Sicilia), oltre che del Consorzio Agrario Provinciale. Persino sul fercolo sono ricordati due “sponsor”, Ass. Artigiani e Banca Popolare S. Agata.
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Ricordo con piacere i palloncini con l'effige del busto di S. Agata che ho conosciuto qualche anno dopo e che evidentemente erano gli stesso che sono stati riproposti uguali per oltre un decennio.
Non riesco a capire come non si dica a chiare lettere che la festa di Santagata è una vergogna cittadina. La fede in questi simulacri dev'essere manifestata nel chiuso delle Chiese.Le strade cittadine non possono nessere imbrattate e rese impercorribili dalle manifestazioni di idiozia di un popolo reso barbaro dalle pratiche religiose.Perchè non dire la verità e smentire le voci dolciastre di chi vuole mantenere simili pratiche di stampo barbarico?
Lei è una esaltata ignorante e ,barbaricamente,mette tutto nello stesso calderone buttandoci dentro il bambino e l'acqua sporca per cui le sue ragioni, in parte condivisibili ,perdono qualsiasi valore.