Lo abbiamo guardato in anteprima e il pensiero è andato istintivamente ad un altro film in proiezione in questi giorni, “Sorry, we missed you” di Ken Loach, che racconta il vicolo cieco in cui le modalità di lavoro della “gig economy” stanno spingendo un numero crescente di persone.
E’ come se ‘Amaranto’ fosse la risposta preventiva al rischio che la nuova organizzazione del lavoro comporta nelle società post-industriali: la perdita assoluta della gestione del proprio tempo, la schiavitù di rapporti di lavoro che si presentano con la maschera del lavoro autonomo e flessibile; opportunità che vengono presentate come nuove e moderne ma che in realtà comportano la perdita di ogni controllo sulla propria vita, oltre che la negazione dei diritti che venivano riconosciuti nella stagione delle società del welfare.
Il documentario presenta storie che, pur nella loro semplicità, appaiono come scelte di liberazione da questo possibile incubo. Scelte che seguono il percorso di alcuni momenti fondamentali della vita: nascere, conoscere, viaggiare, abitare e rinascere.
A raccontarle, sono i protagonisti di alcune di queste esperienze di liberazione: Verena Schmid, ostetrica promotrice del parto naturale, Franco Lorenzoni, maestro elementare e promotore della sperimentazione educativa, Etain Addey, contadina, scrittrice ed esponente del bioregionalismo, Alida Nepa, referente del Cohousing SanGiorgio – Ferrara – associazione Solidaria e Saviana Parodi, biologa e permacultrice.
Dietro i racconti, si intravedono dei tratti comuni che uniscono questa ricerca: il riappropriarsi dello spazio, inteso come rapporto con la natura e con la terra. Un rapporto che la società industriale ha alterato producendo un sovrasfruttamento delle risorse naturali, responsabile della crisi ambientale globale.
Poi, il riappropriarsi del tempo, un tempo liberato dal superfluo e riportato alla sintonia con i tempi della natura, restituito alle relazioni umane fondamentali.
Esperienze, quelle presentate, che non rappresentano quindi una soluzione meramente “tecnica” al problema della sostenibilità ambientale, ma che propongono un riappropriarsi del senso dell’esistenza e della dimensione della bellezza.
“Amaranto” è stato girato da due registe laziali, Manuela Cannone ed Emanuela Moroni, all’interno di un percorso di ricerca che le ha coinvolte personalmente, suscitando il desiderio di comunicare e raccontare cellule di cambiamento piccole e poco conosciute ma capaci di moltiplicarsi e di diventare pratiche diffuse di cambiamento.
È significativo il coinvolgimento nella proiezione di tante associazioni siciliane che conducono percorsi paralleli di cambiamento sociale e globale: l’evento è organizzato in collaborazione con il Gruppo Iniziativa Territoriale (GIT) Banca Etica Sicilia Nord-Est, Mani Tese Sicilia, Punto Pace Pax Christi Catania, Cope Cooperazione Paesi Emergenti, Cooperativa Prospettiva, Arci Comitato Territoriale di Catania, Comitato Popolare “Antico Corso”, Legambiente Catania, Le Galline Felici, ‘a Fera Bio, Arca delle Tre Finestre, Libera Catania.
Dopo la proiezione, dialogheranno con le registe Manuela Cannone ed Emanuela Moroni, presenti in sala, Luigi Pasotti e Renato Camarda GIT Banca Etica Sicilia Nord-Est, Michele Russo de Le Galline Felici, Tiziana Cicero di Casa di Paglia Felcerossa, mettendo a confronto i contenuti del documentario con alcune esperienze del territorio siciliano.
‘Amaranto’ documentario aderisce alla campagna “100 alberi per Catania” promossa da Legambiente Catania, devolvendo parte dell’incasso del film alla messa in opera di un albero in città, nella stessa occasione Francesco Sciuto del vivaio Green Point di Viagrande, ne donerà un altro.
La proiezione è inoltre inserita nel percorso “100 passi verso il 21 marzo”, iniziativa di Libera per la XXV giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle Mafie che si terrà il prossimo 21 Marzo a Palermo.
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