“Forse avete più paura voi nel condannarmi, che non io nel subire la condanna”, così Giordano Bruno al termine del processo che lo avrebbe condannato al rogo. Chi lo uccise non riuscì a fermare l’affermazione e lo sviluppo del libero pensiero.
Allo stesso modo, killer e mandanti dell’assassinio di Giuseppe Fava, nel lontano gennaio 1984, hanno miseramente fallito rispetto ai loro obiettivi.
“Fondando la rivista ‘I Siciliani’, con l’ausilio di un gruppo numeroso e combattivo di giovani collaboratori – scrive Salvatore Distefano – Fava si prefiggeva l’obiettivo di continuare la denuncia contro la mafia, la corruzione, il clientelismo, impegnandosi inoltre nel movimento per la pace, che in quegli anni si batteva contro i missili a Comiso”.
In sostanza, un’informazione libera e critica e una società civile attenta ai diritti di tutti.
Un impegno che, nei 36 anni che ci separano dall’omicidio, pur con risultati altalenanti, non è mai venuto meno. Anzi, molti dei temi allora individuati sono stati riproposti, tenendo conto dei cambiamenti nel frattempo avvenuti.
E’ questo lo spirito che caratterizza anche questo 5 gennaio 2020.
La mattina, alle 10 presso il Teatro Machiavelli (piazza Università, Catania), promossa da I Siciliani Giovani e dalla Rete Antirazzista Catanese, ci sarà un incontro su: “Mafia e Razzismo” al quale parteciperà l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano.
“Il rumore del treno, il fischio del treno, la pioggia sul finestrino. Solo Michele stava ancora con gli occhi aperti. Pensava: ognuna di queste persone viaggia verso la Germania con cuore diverso. Chi ha una disperazione, chi una speranza. Anche io sono così!” (G. Fava, Passione di Michele).
Che differenza c’è fra la “nostra” emigrazione e i viaggi disperati di chi prova a trovare nella “civile Europa” quel diritto al futuro, negato nella propria patria?
Nel pomeriggio alle 17 appuntamento a Piazza Roma per il corteo fino in via Fava dove alle 18 ci sarà la commemorazione. Sotto quella lapide che ricorda sia l’impegno antimafioso sia la lotta contro l’installazione dei missili a Comiso. Quegli strumenti di morte di cui si era parlato un anno prima sulla rivista I Siciliani.
“Un giorno accadrà che i nostri figli o nipoti che ancora debbono nascere ci guarderanno negli occhi con un sorriso sprezzante, e ci chiederanno: voi dove eravate quando fu deciso di costruire la base dei missili a Comiso e condannarci quindi ad una vita provvisoria. Come vi siete permessi di appropriarvi anche del nostro destino umano prima ancora che fossimo concepiti”. (G. Fava, Ti lascio in eredità i missili di Comiso, I Siciliani, n.1 gennaio 1983).
Infine, alle 19,30 presso il Piccolo Teatro, via Ciccaglione 29, la Fondazione Fava premierà chi sta raccontando la Libia e il traffico di migranti. Modererà il dibattito Lorenzo Tondo, inviato del quotidiano The Guardian.
“Al dibattito sul tema ‘Trafficanti di uomini, la verità e i silenzi’ – leggiamo nel Comunicato della Fondazione – parteciperanno Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, Francesca Mannocchi e Nancy Porsia, vincitori dell’edizione del 2020 del premio nazionale di giornalismo ‘Giuseppe Fava – Niente altro che la verità. Scritture e immagini contro le mafie’, autori di coraggiose inchieste sul traffico di migranti in Libia.
Premiare tre giornalisti (peraltro pesantemente minacciati) che autonomamente e per diverse testate si sono occupati dello stesso argomento è un modo per sottolineare quanto sia importante non lasciare nessuno a indagare in solitudine.”