L’Istituto Penale Minorile di Bicocca ha vinto il 47° concorso nazionale 2019 premiato a Roma il 24 ottobre all’Università LUMSA.
Un lavoro di ampio respiro a cui hanno partecipato scuole, associazioni, università, sotto la guida e il coordinamento di Giuliana Mastropasqua, educatrice dell’Istituto, diretto da Maria Randazzo.
Titolo, “Scuola strumento di pace. Globalizzare il rispetto e l’armonia tra gli uomini e con la natura per sviluppare un futuro di pace”.
Le installazioni e i manufatti frutto di questo lungo lavoro di collaborazione sono esposti al Museo Emilio Greco dal 14 dicembre fino al 17 gennaio 2020.
Per i giovani ristretti è stato un percorso di crescita e di rinascita, per gli studenti delle scuole un’opportunità per capire quanto sia fondamentale l’art.27 della Costituzione, “la pena deve tendere alla rieducazione del condannato”. Un articolo che, per la Giustizia Minorile, è un imperativo etico fondamentale. Altro che “buttare le chiavi”!
In tante occasioni Argo ha raccontato come tutto il lavoro dell’illuminata équipe dell’IPM sia votato all’unico obiettivo della funzione rieducativa della pena ma ancora una volta, in questa occasione, i risultati sono riusciti a stupirci e lasciarci a bocca aperta: altro che banana di Cattelan…
Basterebbe guardare alla perfezione del lavoro degli alunni della 5° grafica del De Nicola che hanno riprodotto in chiave attualissima (e pare con i loro autoritratti) la decollazione di S. Giovanni Battista, con il ribaltamento totale dei famosi punti di luce di Caravaggio. La coraggiosa e stupefacente tuta nera, fatta indossare all’assassino, spiazza e pone molti interrogativi.
C’è poi l’installazione molto interessante che, partendo dai famosi versi di L. Cohen “dimentica la perfezione della tua offerta: in ogni cosa c’è una crepa ed è da lì che entra la luce” mostra un attualissimo, squallido muro con una piccola crepa da cui entra la luce.
Un muro che delimita il mare con la scritta “onda democratica”, i cui confini sono pile di libri fondamentali e giornali bruciacchiati dove si possono leggere ordinari fatti di cronaca come l’incendio doloso alla libreria “La pecora elettrica”.
Potremmo parlarne a lungo e analizzare le idee e i messaggi sottesi, ma vogliamo concentrarci soprattutto sulle opere dei ragazzi ristretti.
Ci lascia senza fiato la loro installazione che descrive il cammino faticoso e tremendo dei migranti con scarpette sdrucite via via sempre più grandi, un ragazzino con giocattoli che non avrà mai, a sottolineare il diritto al gioco calpestato.
E, ancora più avanti, una figura sfinita, stanca, buttata su una sedia con scarpe sfondate ai piedi e un altro paio nuove fiammanti appese al collo e due meravigliose grandi ali per indicare che avrebbe bisogno di scarpe nuove e soprattutto di grandi ali per continuare il suo cammino.
Non ci sembra esagerato pensare all’Angelus Novus di Paul Klee di cui parla Benjamin stremato dall’orrore della storia.
Ancora avanti un’ultima figura tiene il manifesto della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” e ricorda inconsapevolmente come viene raffigurato il Kairòs con quel lungo ciuffo da acchiappare al volo.
Di questo premio il Centro Astalli ha curato la sezione “Diritto all’accoglienza”, Amnesty International la sezione “Diritto alla vita”, Pax Christi quella del “Diritto alla pace” e infine Libera il “Diritto alla cittadinanza”.
Fattivo ed entusiasta il contributo della Scuola Superiore Universitaria, del Liceo Majorana di San Giovanni la Punta, del CPIA Catania1, del liceo artistico Lazzaro e della Scuola IIS De Nicola di San Giovanni la Punta.
Una mostra da non perdere. Andatela a vedere