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Il Dio che vorremmo

Dopo millenni di lotte, atrocità, ma anche invenzioni e bellezza, non sarebbe tempo di ripensare l’idea di Dio che ci siamo fatta, sempre oscillante tra terrore e fiducia, e che ci ha accompagnato fin qui nei secoli?

E’ più o meno la domanda che Enzo Pezzino, moderatore dell’incontro di Libera Cultura, tenutosi presso la parrocchia del SS Crocifisso dei Miracoli, ha rivolto a Franco Battiato, della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, e al professore di filosofia medievale Concetto Martello.

Nella sua introduzione, Pezzino ha sottolineato come il tema proposto, più che da una prospettiva religiosa, fosse da inquadrare in un’ottica laica che ne evidenziasse piuttosto l’aspetto culturale.

Cambia dunque nel tempo l’idea di Dio? Viene influenzata dal progredire della scienza e della tecnologia? Possono i dogmi religiosi rimanere immutabili mentre evolvono e si modificano le società umane? Quali sono le qualità divine per eccellenza: l’amore, l’onnipotenza? E come conciliare tra loro qualità così antitetiche?

Queste le domande che Pezzino ha posto soprattutto a sé stesso, e nel concludere la sua introduzione non ha mancato poi di sottolineare il declino del cristianesimo in una società che si definisce cristiana solo a parole, e che è alimentata più dalla consuetudine e da una sedimentata tradizione culturale che da slanci di fede.

Certo, Franco Battiato, primo ad intervenire, si è trovato in difficoltà a dover affrontare un tema del genere da un punto di vista esclusivamente culturale. E, molto ragionevolmente, non lo ha fatto.

Comincia citando il filosofo Kierkegaard: la verità è solo questione di vestito? E’ forse la veste, cioè, che rende vero o meno un messaggio? Ma se, come scrive Leopardi nello Zibaldone: “Le parole non sono solo la veste ma il corpo dei pensieri”, significa che non occorre svecchiare nessuna idea di Dio usando un linguaggio più moderno e più accattivante, ma serve solo “chiarire” il messaggio di Dio ancorandolo alla realtà.

Secondo Battiato, basta passare dall’ambito teoretico dell’idea di Dio, ad una dimensione storica e politica dove finalmente all’idea possa sostituirsi il volto o, meglio ancora, il nome di Dio, perché, come ribadito dall’Evangelii gaudium di papa Francesco: “la realtà è superiore all’idea”.

E cosa ci dice la Bibbia del volto di Dio? Ci dice, partendo da Esodo e finendo con l’Apocalisse, che Dio non è Colui che è, ma Colui che diventa, Colui che fa nuove tutte le cose, che cammina con il suo popolo e la cui Rivelazione, poichè la sua Incarnazione avviene nella Storia, è per forza di cose sempre nuova.

Affrontare il nuovo, è vero, significa correre dei rischi, ma l’incertezza non può mai essere eliminata dalla vita del credente ed è proprio il “forse” che, prosegue Battiato, può gettare un ponte tra il credente e il non credente, in una ricerca che è già nella Gaudium et Spes del 1965, dove si dice che “nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri per cercare la verità”.

Il non credente Concetto Martello, alla pari di Battiato che ha cercato le sue parole nella Bibbia, ricerca un senso alle domande su Dio indagando la filosofia medievale che, come giustamente osserva, contiene già tutto ciò che verrà sviluppato nelle età successive.

Onnipotenza, razionalità, amore: sono queste le qualità di Dio? Se lo sono chiesto tutti i grandi filosofi, da Abelardo a Tommaso D’Aquino, passando per Scoto ed Occam, senza dimenticare Anselmo d’Aosta, e tenendo presente che, tra il dodicesimo ed il tredicesimo secolo con la traduzione e riscoperta di Aristotele, la razionalità, è entrata imperiosamente nella fede.

Ma, conclude Martello, l’idea che l’uomo può avere di Dio rimarrà sempre parziale, appunto perché umana. Abbiamo dunque bisogno di svecchiarla ed adattarla ai tempi nuovi?

No, risponde lo storico e cita Gorgia: “la verità non esiste e se esistesse non sarebbe comunque comunicabile”. E, curiosamente, dice quello che ci saremmo aspettati di udire dalle labbra del credente: quello che conta non è avere l’idea di Dio, ma l’esperienza.”

Parla poi da storico quando dice che tutto o gran parte di quello in cui credono i cristiani di oggi appartiene alla fede antica, ma per il credente sentirlo acquista una verità più profonda. Tuttavia, il temuto Dio degli eserciti dell’Antico Testamento ha mostrato il suo nuovo volto in Gesù, e ci spinge alla solidarietà ed alla compassione.

Una nuova idea di Dio orientata verso l’inclusione porterebbe, secondo Martello, chi non riesce a credere e chi non riesce a non credere, a poter fare strada insieme alla ricerca di un senso comune.

Molti gli interventi, lunghi anche oltre il consentito, di giovani e meno giovani che hanno cercato di comunicare agli altri le proprie idee sul divino e le proprie esperienze di fede.

Argo

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