Certo però che la vita della casalinga che vorrebbe essere più eco e anche più solidale è parecchio frustrante…
La mattina, mi sono appena alzata, ed ecco che devo affrontare il primo dilemma: dischetto di cotone si o no? Decido di applicarmi il detergente con le dita… poi però lo dovrò sciacquare: meglio buttare il cotone e risparmiare l’acqua o viceversa?
La crema è bio, certo, ma in confezione monouso di plastica… riciclata? Ne dubito: e perché oltre al vasetto c’è pure la scatoletta in cartone?
Oggi mi voglio truccare perché esco con un’amica e non voglio assomigliare a Mortisia dopo una notte insonne; non è assurdo avere 0,6 ml di prodotto racchiuso in 30 grammi di plastica?
Esco, meglio non pensarci che se no mi deprimo… prima di uscire però stendo la roba, ho fatto la lavata col mio detersivo eco fatto in casa, la cui materia prima… ooops, ho ordinato su un sito francese.
Un tempo dall’odore della gente sapevi il mestiere che faceva. Almeno così diceva mio nonno.
Ora giustamente nessuno vuole odorare se non di profumi molto glamour, spesso in confezione spray (ahi ahi il buco dell’ozono!) Quindi: una anche due magliette al giorno, moltiplicate per 4 persone e fatevi il conto, e poi pensate alle docce continue.
Ma aspettate, e l’igiene? Dovremmo forse fare marcia indietro? Prendiamo ad esempio le orecchie: dovremmo forse tornare a lavarle con le dita, come facevano i nostri padri, noi che fin da bambini siamo stati abituati ad usare quei deliziosi bastoncini, dal cuore di plastica ma infiocchettato di cotone?
Confesso che a volte rimetto le magliette dei figli, praticamente pulite, nuovamente nei cassetti, ma loro non ci cascano mai, hanno sicuramente un odorato più fine del mio!
La spesa al supermercato, è presto detto: per quanto ci ragioni, faccia confronti e mi arrovelli, il contenitore supera sempre il contenuto.
Ormai mi odiano tutti: il pescivendolo che vorrebbe mettermi 6 gamberoni nella vaschetta di plastica, il salumiere che avvolge strati su strati di pellicola inutile e finge di non sentire le mie imprecazioni, e anche quelli del mercato che si offendono quando con aria compunta rifiuto il sacchetto che mi hanno preparato e riverso tutto nella mia sporta.
Il mio è un calvario: i miei figli mi sbeffeggiano perché continuo a lavare bottiglie di salsa da mettere nel vetro e vasetti di yogurt da mettere nella plastica, perché tanto sanno benissimo che nei cassonetti regna l’indifferenziata, e mio marito si irrita parecchio quando gli chiudo il rubinetto aperto al massimo mentre si spazzola i denti.
Però una buona notizia ce l’ho: le bottigliette di plastica sono out, le borracce molto trendy. Mio figlio mi ha raccontato che ormai sul mercato ci sono quelle personalizzabili ed alcune da collezione che costano un botto.
Rifletto: i pubblicitari sono riusciti a farci pagare un sacco di soldi jeans strappati e sdruciti, magliette con loghi enormi che costano un occhio quando dovremmo essere noi pagati per portarle, visto che ci trasformiamo in cartelloni pubblicitari… secondo me il trucco è fare diventare di moda non solo farsi il pane da sé e coltivare i pomodori in terrazza, ma anche starsene a casa invece che andare ai Caraibi, guardare i surgelati e la carne con l’allarme che riserviamo alle sigarette, ritenere chic i tipi che cambiano massimo due vestiti l’anno e di estremo bon ton non rivolgere mai e proprio mai la parola a chi si presenta col telefonino nuovo di zecca!
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Il rischio è cadere in una sorta di consumismo 'ecologico' meno inquinante della plastica tradizionale ma comunque inquinante sia per la produzione sia per lo smaltimento dei nuovi prodotti.
Le cannucce, ad esempio, servono davvero? Deve cambiare l'approccio di fondo. L'obiettivo deve diventare non il compostare le cannucce ma proprio non produrele/utilizzarle.
Il problema non è sostituire i piatti di plastica con quelli compostabili ma cambiare il modello, l'idea dell'usa e getta