Tra le numerose opere ed iniziative portate avanti da Gaetano Zito, uno dei gioielli più preziosi è certo l’Archivio diocesano, che raccoglie documenti preziosi e che lui ha curato con grande passione e competenza.
Parliamo della principale fonte per la storia della citta‘ e del suo territorio dopo l’incendio dell’archivio comunale del 1944.
Questo luogo ricco di tesori, messo a disposizione di tutti, non solo di studiosi e specialisti, ha accolto spesso intere classi di studenti, a cui Zito dedicava volentieri il proprio tempo e la propria attenzione, consapevole dell’importanza formativa che ha sui giovani l’approccio ai documenti del passato.
Stimolati a conoscere la storia della propria città, i ragazzi erano indotti ad un maggiore interesse per tutto il passato e ad una apertura critica e consapevole al presente.
Una di queste docenti, che ha utilizzato l’archivio diocesano per dei laboratori di storia, conducendovi in visita anche i propri studenti, racconta brevemente la sua esperienza.
“Con espressione sorridente Gaetano Zito ci accoglieva nella saletta preparata per l’occasione, e i ragazzi prendevano posto, ordinati ma non intimiditi.
Con un linguaggio rigoroso e semplice, Gaetano illustrava brevemente il significato e l’importanza di un archivio di storia locale catturando subito l’attenzione dei suoi giovani interlocutori e stimolandone la curiosita’.
Iniziava subito un dialogo fitto, con domande e risposte da entrambe le parti e con il coinvolgimento attivo degli studenti. Erano, ad esempio, invitati a prendere essi stessi dai cassetti e dagli scaffali quei documenti rari e preziosi di cui veniva contestualmente spiegata l’importanza.
E quando non era opportuno che li toccassero, era Zito stesso a prenderli e squadernali davanti ai loro occhi incuriositi, illustrandoli non con discorsi freddi ed accademici, ma in modo vivace e coinvolgente, ricco di esempi e di riferimenti all’oggi.
Per questi giovani l’incontro con quest’uomo colto, appassionato, attento al loro punto di vista e alla loro sensibilità, era sempre motivo di arricchimento.
Particolarmente emozionante era il momento in cui apriva un lungo rotolo di epoca normanna, scritto in tre lingue (latino, greco e arabo) nel quale erano elencate le famiglie arabe rimaste in Sicilia dopo la riconquista cristiana e messe sotto la diretta protezione del sovrano.
Si tratta, spiegava Zito, di una eloquemte testimonianza di come nel passato fosse gestita la convivenza tra comunita’ di diverse culture, relgioni e tradizioni: un documento del passato, quindi, capace di parlare con efficacia alle donne e agli uomini del presente.
E corentemente Gaetano Zito era impegnato in prima persona nelle iniziative di dialogo interreligioso portate avanti dall’Arcidiocesi.
Apprezzato storico della Chiesa siciliana, Zito, oltre che sacerdote stimato per la sua capacita’ di testimonianza semplice e gioiosa, ha incarnato in modo eminente la figura dell’intellettuale che non resta chiuso nel suo studio ma mette a disposizione della comunita’ tutta il suo sapere e le sue competenze, consapevole che la cultura non e’ patrimonio di pochi ma strumento di crescita per tutti e stimolo potente all’impegno civile e cristiano nella societa’.
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Voglio condividere i miei ricordi di Gaetano Zito con quanti lo conobbero e lo stimarono.
Al di là di quanto brillantemente diceva e scriveva, non era il tipo di prete che cerca di convincere qualcuno alla 'verità' o alla 'salvezza'. Mirava piuttosto a conciliare la promozione della fede con quella dell'umanità, e questo lo faceva apprezzare molto anche al di fuori della comunità ecclesiatica.
Come Preside dello Studio Teologico S. Paolo e direttore della rivista Synaxis, ebbe modo di manifestare le sue capacità organizzative oltre che scientifiche. Quando nel 2014 fu nominato Rettore della chiesa di San Nicola l’Arena, ricevette il mandato specifico di promuovere un più intenso dialogo culturale fra la Chiesa di Catania e l’Università, e ci coinvolse in molte interessanti iniziative.
Interessato a studi storici oltre che teologici e di etica, univa una profonda competenza nel lavoro di ricerca al desiderio costante di costruire qualcosa di utile per il ‘mondo’: fosse il riordino di un archivio, la digitalizzazione dei beni culturali, la collaborazione con il Teatro Stabile di Catania per il Giubileo e con il centro studi dell’Agesci, la partecipazione al comitato etico dell’ASP, l’organizzazione di iniziative su Sant’Agata, i contatti con la comunità islamica siciliana.
Innumerevoli i suoi interventi e i suoi scritti sulla storia della chiesa ma anche su problemi sociali di attualità. Ricordo qualche anno fa un interessante e documentato seminario tenuto alla facoltà di Medicina sulla storia della assistenza sanitaria a Catania, e le sue apprezzate lezioni come docente esterno nei corsi di dottorato della mia facoltà di Scienze della Formazione.
A Troina, suo luogo di origine, fu promotore di incontri tra l’Oasi e l’Università, cui ebbi modo di partecipare, per stabilire una sinergia che tuttora è fonte di concreti risultati sia scientifici che formativi. La sua relazione al convegno per i 67 anni di sacerdozio di Padre Ferlauto a Troina nel 2012 fu centrata sulla “fede come forza che sostiene e sviluppa il cambiamento che si vuole”. Un ‘manifesto’ del suo modo di intendere la vita e la religiosità come spinta al rinnovamento sociale.
Gaetano Zito fu anche componente di commissioni per numerosi processi di beatificazione, credendo fermamente che la fede religiosa applicata a far prevalere il bene su questa terra meriti un riconoscimento ‘trascendente’.
Credo che anche lui l’abbia meritato, in pieno.
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