Un mese fa è scomparso Andrea Camilleri. Per ricordarlo pubblichiamo oggi la testimonianza inedita di un artista nisseno, Andrea Marchese, classe 84, che della Sicilia ha fatto la sua fonte principale di ispirazione e sperimentazione, proprio come il ‘Maestro’.
Andrea incontrò Camilleri nel 2014, a Roma, nell’ambito della sua ricerca universitaria sulla letteratura siciliana che incontra e riflette la cultura mineraria della nostra isola.
Conobbi il maestro Camilleri una mattina di giugno a casa sua qualche anno fa, mi accolse per una chiacchierata sulla mia tesi.
Arrivai con ore di anticipo temendo il traffico romano, e passeggiai nei dintorni cercando ombra e calma per quell’incontro eccezionale.
Avevo letto quasi tutti i suoi romanzi e come raramente succede, mi sentivo in simbiosi con la sua scrittura e la sua poetica ironia.
Entrai nella sua casa e dopo aver varcato la soglia dell’emozione, ci dilungammo sul suo incontro con Pirandello, su considerazioni letterarie e altri voli pindarici.
A un certo punto gli regalai un pacchettino di dolci siculi, disse ‘Minchia, non me li posso mangiare!’
Gli chiesi ‘Maestro mi dica, ma il suo piatto preferito sono le triglie fritte?’ Un altro ‘Minchia, che bei ricordi!’
E mi raccontò di quando insieme con suo padre friggevano di notte in barca le triglie appena pescate, gli uscì una lacrima.
Vedendo una puntata di Montalbano qualche tempo fa, vidi una scena, di appena 10 secondi, di un personaggio minore mentre di notte, insieme ad un bambino, friggevano le triglie su una barchetta in mezzo al mare.
Mi uscì una lacrima.