Un papa giocato contro l’altro, Wojtyla usato contro Bergoglio.
Che Salvini non ami Bergoglio è chiaro da tempo. Francesco dà fastidio, non brandisce rosari né si appropria della protezione di Madonne e Santi, predica solo il Vangelo, il suo messaggio di misericordia e accoglienza.
Un annuncio che mal si combina con un Decreto Sicurezza che, come scrive Famiglia Cristiana, “ha istituito il ‘reato di umanità’ e ha scaricato per strada uomini donne e bambini già inseriti nei programmi di integrazione, rendendoli privi di diritti civili.
“Gente che studiava, lavorava, assisteva per diventare cittadino del domani tramutata in esseri invisibili senza arte né parte, buoni solo per girare per le strade e ingrossare i pregiudizi xenofobi e correre dietro gli specchietti per le allodole sovranisti.”
Ma il Capitano non vuole rinunciare al consenso dei cattolici, anche il Vaticano rientra nella sua strategia di marketing.
Che fare? Gioca la carta del falso che sembra vero, si appropria delle parole di un papa molto amato, addirittura fatto santo, le manipola estrapolandole dal contesto.
Ecco allora il viso sorridente di Giovanni Paolo II fatto circolare accanto ad una scritta tratta da un suo documento, l’esortazione apostolica Ecclesia in Europa.
La frase scelta è la seguente: “È responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”.
Ci sono termini cari a Salvini, responsabilità delle autorità pubbliche, repressione degli abusi, rispetto delle leggi. La legge, infatti, la fa lui, che ritiene di essere l’autorità pubblica per eccellenza; le ‘esigenze del bene comune’ si trasformano in slogan del tipo ‘prima gli italiani’.
Il contesto delle parole di Wojtyla non c’è più. Basta tacere le espressioni ‘scomode’: “Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell’accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali”.
L’operazione mediatica, che l’Avvenire definisce capziosa, è partita. Giovanni Paolo II sorride protettivo dalla sua ‘cartolina’.
La piazza, a Milano, ha capito bene lo spirito del suo Capitano. Ha fischiato Bergoglio, il papa scomodo che ha aperto il suo pontificato andando a Lampedusa, colui che dice “non potrà mai esserci vera pace finché esisterà anche un solo essere umano che viene violato nella propria identità personale e ridotto ad una mera cifra statistica o ad oggetto di interesse economico”.
Molti cattolici danno voti e consenso a Salvini, dimentichi delle parole del Vangelo (Matteo 25. 35-44) “ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito […]. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? […]. Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me […] perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato.”
il testo della ” cartolina” è stato riportato soltanto in parte – estrapolato da tutto il discorso che affronta il problema immigrazione con ben altra visione di quella del chiudoiporti