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Urbanistica, fortezza inaccessibile

L’accesso agli uffici dell’Urbanistica è consentito solo ai “portatori di interessi qualificati”.
Lo spiega un cartello affisso sul muro del front-office della Direzione Urbanistica, precisando cosa si intenda con questa espressione: “titolari di diritti” attinenti a pratiche da presentare, tecnici titolari di progettazione, consulenti tecnici d’ufficio, avvocati e simili.
I semplici cittadini non sono previsti, restino fuori.
Che la Direzione Urbanistica sia diventata una fortezza pressocchè inaccessibile non lo dice solo il cartello, lo dicono i fatti, la piccola storia che stiamo per raccontarvi.
Da qualche tempo ci stiamo interessando, come Argo, vale a dire come cittadini, dell’area di Nizzeti confinante con viale Lainò e stradale Sgroppillo su cui pare ci sia un progetto di edificazione che richiederebbe, per essere realizzato, l’approvazione di una variante al Piano Regolatore.
Ne abbiamo parlato sul nostro sito, individuando le criticità del progetto e ponendo alcuni interrogativi sui limiti alla densità edilizia, il consumo di suolo, l’anomalia delle frequenti richieste di variante e via discorrendo.

Per approfondire la questione e capire meglio quello che si prepara per quest’area, abbiamo deciso di chiedere la documentazione, a partire dal verbale della conferenza dei servizi a cui fa cenno – in modo molto generico – il Comunicato del Comune dello scorso nove maggio.
Sappiamo che il primo passo da compiere è quello di fare una richiesta di accesso agli atti. Una richiesta legittima, tranquilla, essendo il verbale di una conferenza dei servizi un documento ufficiale che riporta quanto è stato discusso su un argomento di pubblico interesse.
Che debba essere messo a disposizione dei cittadini lo dice con chiarezza la legge n.33 del 2013, aggiornata nel 2016 dal Decreto Legislativo n.97 che ha ampliato l’accesso civico agli atti di interesse pubblico, trasformandolo in “accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni”.
Forti di questa consapevolezza, siamo andati all’Ufficio Relazioni con il Pubblico, come prevede l’iter, per fare la richiesta.
All’URP non ci consentono di fare questo tipo di istanza. Per gli atti che riguardano la Direzione Urbanistica, ci sono adesso disposizioni particolari. Bisogna passare prima dagli Uffici di via Biondi, dove appunto l’Urbanistica ha sede.
Siamo ad appena 500 metri di distanza, quindi andiamo subito.
Il portone è chiuso, spiccano solo alcuni cartelli. Ci spiegano quali sono i giorni in cui il pubblico viene ricevuto, solo per appuntamento.
L’utenza è tenuta lontana: l’appuntamento va preso via internet, l’ingresso di coloro che vengono autorizzati avviene dal “front-office”, quindi da via Sangiuliano. Il portone principale di via Biondi rimane chiuso. E’ aperta solo la porta accanto, quella dell’Ufficio Protocollo.

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E se un cittadino avesse difficoltà a prenotare un appuntamento via internet? Sarà aiutato dal personale del front office, così almeno ci dicono le signore addette a questo ufficio, che ospita il cartello incriminato.
Molte le domande che si pongono sulla liceità della barriera posta nei confronti dei cittadini da parte di un Ufficio che si occupa di pianificare gli interventi sul territorio e quindi di questioni che ci riguardano tutti.
Dove è finita la tanto sbandierata trasparenza? Come si coniugano i limiti posti da questo Ufficio con l’accessibilità totale prevista dalla legge 33 “per tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche”?
L’articolo 3 della legge precisa che il decreto disciplina “la libertà di accesso di chiunque ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni”, ponendo dei limiti solo alla diffusione di dati personali per i quali la pubblicazione obbligatoria può essere sostituita da informazioni riassuntive.
Dove sta allora il problema? Perchè rendere complicato l’accesso a documenti che (art.5) dovrebbero essere pubblicati, o richiesti (“da chiunque”, viene ribadito) nel caso sia stata omessa – o non sia obbligatoria – la pubblicazione?
Perchè precisare – come leggiamo nel cartello – che l’accesso ai locali dell’Urbanistica “è finalizzato alla trattazione delle sole pratiche di interesse”, escludendo i cittadini?
Non avendo intenzione di deporre le armi, abbiamo fatto la nostra richiesta via internet, anzi – per la precisione – con posta certificata. E attendiamo risposta.

Argo

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