E di questo Istituto ha rappresentato, come donna e come educatrice, una della figure più significative delle sua storia recente.
La ricorda oggi su Argo uno dei suoi innumerevoli alunni.
Settembre 1965, una classe di 33 ragazze e ragazzi, le prime in grembiule nero, in giacca e cravatta gli altri, all’inizio del primo anno di liceo classico allo ‘Spedalieri’, ancora allocato al Monastero dei Benedettini.
Al cambio dell’ora entra in classe una piccola figura di donna dal viso cordiale e sorridente, vestita con gusto e semplicità già allora un po’ retrò.
La segue un bidello che spinge un carrellino con su un proiettore di diapositive.
Era la nostra insegnante di Storia dell’arte che, dopo pochi convenevoli e una breve presentazione, invita a chiudere gli scuri del balcone e a spegnere la luce, accende il proiettore e comincia a raccontare le meraviglie dell’arte greca proiettate sulla polverosa parete dell’aula.
E quei 33 alunni, in assoluto e religioso silenzio, restano affascinati e soggiogati non solo dalla bellezza delle immagini suggestive ma anche dalle parole garbate e insieme appassionate che le commentavano.
Non sono, come potrebbe sembrare a qualche giovane d’oggi, le prime scene di un film surrealista francese, ma l’inizio di un’avventura culturale che attraverso le varie espressioni artistiche succedutesi nel tempo – pittura, scultura, architettura – ci avrebbe fatto scoprire l’umanità delle persone che le avevano realizzate; l’avvio di una relazione educativa che, man mano che passavano i giorni, si è arricchita di affetto e ammirazione, e ancora, completato il liceo, di riconoscenza e gratitudine.
Aveva a disposizione una sola ora alla settimana, ma in quel breve spazio di tempo riusciva a farci entrare un’incredibile quantità di passione umana, culturale ed educativa che ha lasciato in tutti una traccia profonda e indelebile, perché ognuno se ne sentiva destinatario, generazioni intere di giovani catanesi.
Graziella La Pergola, questo il nome dell’insegnante di cui stiamo parlando e che ci ha da poco lasciati, sembrava l’incarnazione della frase di Dostoevskij (forse oggi, in quest’epoca di serpeggiante disperazione, un po’ abusata): ‘La bellezza salverà il mondo’.
Non solo perché la bellezza la insegnava con la devozione di una vestale, ma soprattutto perché lei era una bella persona.
Piccola di statura ma da carattere fermo e volitivo, grandissima per la signorilità del tratto, lo spessore culturale, la serietà e la competenza professionale, la sensibilità didattica, la gentilezza e il garbo del suo modo di relazionarsi con tutti.
Nel ricordarla e salutarla con immutato affetto, non possiamo tacere di quel velo di tristezza che ci avvolge, non tanto perché ci ha lasciati, ma per la nostalgia e il desiderio, sempre meno appagato, di avere intorno tante persone come lei.
Grazie, Graziella, piccola grande donna.
Antonino Indelicato
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Anch'io sono uno dei tantissimi alunni della prof.ssa La Pergola, e la ricordo con nostalgia,stima e ammirazione. Salvino Samperi
Il commento su Facebook di Antonino Di Raimondo:
Non ho avuto la fortuna di conoscere Graziella La Pergola, il ricordo affettuoso dell'alunno mi ha colpito moltissimo ed ho avuto la sensazione di vederla, ascoltarla ed ammirare l'educatrice che ha dato al Liceo l'onore di averla avuta come docente e agli alunni quella cultura che oggi, purtroppo, la scuola non riesce a dare: Cara collega R.I.P., non ti dimenticheremo!
Il commento su Facebook di Anna Serrano
Ho avuto il piacere di conoscere nel corso dei miei cinque anni trascorsi al Liceo Spedalieri la prof.ssa e Vicepreside La Pergola e condivido pienamente il pensiero dell'autore dell'articolo