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25 aprile oggi

Perché celebrare o festeggiare oggi il 25 aprile del 1945?
Può essere considerato “un derby tra fascisti e comunisti”, come ha detto il Ministro Salvini?
Al di fuori della retorica, che in una certa misura è inevitabile, si tratta di ricordare una generazione di cittadini italiani, i nostri padri e per i più giovani, i nonni, che decisero di opporsi all’invasione/occupazione nazista della Nazione –  quella vera con i carri armati e i bombardieri, non quella inesistente dei migranti, come oggi viene contrabbandato da alcuni.
Ma anche  di abbattere il regime fantoccio della Repubblica di Salò, per conquistare libertà e democrazia.
E i cosiddetti sovranisti, i quali affermano che oggi per colpa dell’Unione europea noi saremmo sudditi della Germania, non sanno di cosa parlano.
Questo è il vero senso della celebrazione. Da questo sarebbe poi scaturita l’Assemblea costituente e, quindi, la Costituzione repubblicana, quella su cui il Ministro Salvini ha giurato.
Si pensi cosa sarebbe successo se a vincere la guerra fossero state le forze nazi-fasciste…
E ciò, anche per impedire che la liberazione fosse solo un “grazioso regalo” degli eserciti alleati, e quindi di Potenze straniere che inevitabilmente ci avrebbero trattato, a guerra conclusa, da Nazione vinta, con tutte le conseguenze politiche e istituzionali.
Numerosi furono gli italiani che decisero di imbracciare le armi e salire in montagna o di darsi alla macchia, mettendo in discussione la propria vita, ma anche quella dei propri cari – intere famiglie furono torturate e anche giustiziate per questo, si pensi ai fratelli Cervi.
Vi furono importanti episodi di guerriglia nella città, a Napoli, le cinque giornate, o a Roma, presso Porta S. Paolo.
Si trattava di rivendicare con la propria scelta, anche il buon nome dell’Italia, riscattandone l’onore e la dignità, dall’ignominia di un regime dittatoriale che aveva condotto l’Italia in una guerra dissennata, provocando un’immane distruzione, con il territorio nazionale invaso da opposti eserciti in lotta fra loro.
Per non parlare delle atrocità del regime perpetrate prima e durante la guerra mondiale, le leggi razziali che costituirono anche l’anticamera della deportazione, qualche anno dopo, nei Lager nazisti, di migliaia di italiani di religione ebraica.
E poi i massacri in Libia, i gas in Etiopia, i campi di concentramento e gli stermini nei Balcani (anche se di questi ultimi le notizie si sono avute dopo la fine della guerra).
Parteciparono alla Resistenza e alla lotta partigiana certamente comunisti, socialisti, ma anche cattolici, azionisti, liberali e anche monarchici: l’articolarsi in nuce di un nuovo pluralismo politico che poi troverà la sua realizzazione nel nuovo sistema democratico introdotto dalla Costituzione repubblicana.
Non vanno neppure dimenticati i reparti delle ricostituite Forze armate italiane che, dopo l’8 settembre del 1943, vi si aggiunsero.
Molti comandanti partigiani furono eletti all’Assemblea costituente, divenendone autorevoli esponenti: Pertini, Parri, Longo, Calamandrei, Lussu e molti altri.
Decisiva fu la presenza delle donne nella Resistenza e ciò ebbe un preciso riscontro nel referendum istituzionale fra Monarchia e Repubblica, nonché alle elezioni dell’Assemblea Costituente, dove per la prima volta, in Italia, ebbero il diritto di voto. E numerose furono le donne elette.
Ecco perché tutti devono celebrare questa fondamentale vicenda storica e non sono ammissibili “obiezioni di coscienza”.
In un momento in cui si vuole operare una drastica rimozione della Storia, nella marmellata di un perenne presente in cui è possibile sostenere tutto e il contrario di tutto e mettere assieme martiri e torturatori, bisogna ribadire che il 25 Aprile è la festa dello Stato democratico.
Quindi delle libertà finalmente acquisite, dei diritti, tutti i diritti, comprese le autonomie territoriali, care al Ministro, ma anche dei doveri.
E a tale proposito va ricordato l’art. 54 della Costituzione che, fra i doveri, impone ai titolari di funzioni pubbliche di esercitarle con “disciplina e onore”.
Quale onore merita un Ministro della Repubblica, che ha giurato sulla Costituzione e considera la Festa della Liberazione “un derby tra fascisti e comunisti”! E’ una bestemmia. Deve solo vergognarsi.
E francamente appare stucchevole, frutto di benaltrismo d’accatto, il tentativo di giustificare l’assenza alle celebrazioni del 25 Aprile con la presenza a Corleone, contro la mafia.
Che dire di un Ministro dell’Interno, il quale in un anno di governo si è ben guardato dal pronunciare la parola ”mafia”, ritenendo che l’unica emergenza fossero i migranti e i Rom, quando almeno quattro Regioni italiane sono gravemente infestate dalla criminalità mafiosa, e che scopre l’esistenza e la pericolosità di questo fenomeno criminale, soltanto per evitare di partecipare alle celebrazioni della Liberazione!
Per non parlare, ma solo per carità di patria, dei legami che stanno emergendo, fra il suo partito, la Lega, e personaggi vicini a Cosa nostra e alla ’ndrangheta e non occorre far riferimento soltanto al caso Siri…
Per concludere, è fondamentale mantenere la memoria storica, e di senso, di quanto è avvenuto in quegli anni (il fascismo, la Resistenza, l’Assemblea costituente), soprattutto per le nuove generazioni, che sembrano distanti milioni di anni luce da quegli avvenimenti.
D’altronde è noto, si riesce ad apprezzare il valore della libertà e della democrazia quando entrambe si perdono, o comunque sono a forte rischio.
Ma su questo, che è il problema della trasmissione dei valori alle nuove generazioni, torneremo quanto prima.

Argo

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  • Guardando e riguardando la nauseante foto (scelta sapientemente per augurare buona Pasqua) di Salvini che imbraccia il mitra,
    ho notato che per la prima volta non indossa uniformi di qualche corpo ma è banalmente se stesso. Ho subito pensato a"la banalità del male" e al più recente"la stupidità del male"del filosofo Ermanno Bencivegna... bisognerebbe regalarglieli, magari insieme a M di Scurati. Ma sarebbero soldi buttati

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