Pasqua di resurrezione, di speranza, ma anche di responsabilità.
Non a caso quest’anno Papa Francesco ha affidato le meditazioni che accompagnano la Via Crucis ad una donna, una missionaria che lavora a fianco degli ultimi.
Le giovani donne coinvolte nella tratta, gli esclusi della società, i senza fissa dimora, i giovani senza speranza, senza lavoro e senza prospettive, gli immigrati costretti a vivere nelle baracche ai margini della nostre società, dopo aver affrontato sofferenze inaudite; a costoro, ha voluto dare voce Eugenia Bonetti, 25 anni in Kenia, adesso a fianco delle prostitute con l’associazione “Slaves no more”.
Se infatti è facile portare il crocifisso al collo o “appenderlo come ornamento sulle pareti delle nostre belle cattedrali o delle nostre case”, non è altrettanto facile incontrare e riconoscere i nuovi crocifissi di oggi, ascoltare il grido delle vite condannate, in modi diversi, a morte “dall’indifferenza generata da politiche esclusive ed egoiste”.
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Il perdono viene anzi vissuto come debolezza, il povero, lo straniero, il diverso sono visti come nemici da respingere o da combattere e non come “preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove il benessere e il consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica”.
Tutti, e specialmente i cristiani, dovrebbero acquistare – sottolinea Bonetti – la consapevolezza di essere responsabili del problema e sentirsi impegnati ad essere parte della soluzione.
Eppure la nostra è una società che proclama l’uguaglianza in diritti e dignità di tutti gli esseri umani. Ma pratica e tollera la disuguaglianza.
Bonetti ricorda i bambini che, in varie parti del mondo, non possono andare a scuola, vengono sfruttati nelle miniere, nei campi, nella pesca, “venduti e comperati da trafficanti di carne umana, per trapianti di organi, nonché usati e sfruttati sulle nostre strade da molti, cristiani compresi, che hanno perso il senso della propria e altrui sacralità”.
Ci sono tuttavia i “nuovi samaritani del terzo millennio” che vivono l’esperienza della strada chinandosi con amore e compassione sulle tante ferite fisiche e morali di chi ogni notte vive la paura e il terrore del buio, della solitudine e dell’indifferenza.
“Aiutaci a riconoscerci parte della stessa umanità e a farci promotori di cammini arditi e nuovi di accoglienza del diverso”, possiamo concludere con Bonetti, augurando a tutti noi una buona Pasqua.
Leggi il testo delle meditazioni di Eugenia Bonetti (http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2019/documents/ns_lit_doc_20190419_via-crucis-meditazioni_it.html)