Sette aprile, in Italia una data come un’altra. In Rwanda il ricordo di un avvenimento indimenticabile, il 7 aprile 1994 iniziò il genocidio che portò alla morte di un milione di persone, colpevoli solo di essere figli della minoranza etnica del paese.
Ieri a Catania, presso la sala Machiavelli di Piazza Università, si è svolta la conferenza “Maestre Montessori in Rwanda”, momento conclusivo del corso di formazione di nuove maestre Montessori svoltosi all’Istituto Comprensivo Italo Calvino, ma anche occasione per commemorare il genocidio.
E per presentare il progetto portato avanti per tre anni dall’associazione ‘Teneramente onlus’, proprio in Rwanda.
‘Teneramente onlus‘ è attualmente l’unica associazione al mondo a realizzare gratuitamente formazione Montessori in paesi del mondo dove si vivono situazioni di particolare sofferenza: Rwanda, Bosnia, Armenia…
Sono paesi che più di altri hanno bisogno di curare ferite antiche e recenti, e per farlo necessitano di una nuova classe insegnante preparata, forte, accogliente, che sappia guidare il bambino lungo la via dell’apprendimento spontaneo e pratico, un apprendimento che gli permetta di aprire le ali e librarsi sicuro nei cieli della vita.
Questo è sempre stato il sogno di Maria Montessori, una donna, un medico, che ha studiato la natura umana.
Già un secolo fa aveva trovato le chiavi dell’apprendimento e aveva capito l’importanza di creare una scuola che mettesse al centro il bambino, i suoi bisogni e le sue mille capacità di apprendere in maniera differente.
Il metodo Montessori, applicato con successo in tutto il mondo, paradossalmente è meno applicato in Italia, paese che non ha saputo, ad oggi, innovare adeguatamente la scuola formando innanzi tutto una classe insegnante realmente motivata e dinamica.
La presidente e formatrice dell’associazione, Enrica Baldi, ha illustrato foto e materiali di tre intensi anni di formazione alle maestre, e poi di applicazione del metodo con i bambini, presso la scuola “Amahoro” di Kigali.
Un progetto raccontato in maniera scientifica, e allo stesso tempo fruibile, nella pubblicazione dal titolo “Maestre Montessori in Rwanda”, nella quale ammiriamo con commozione i progressi dei bambini (quasi tutti tra tre e sei anni e provenienti da famiglie disagiate), che vediamo intenti nelle diverse attività svolte con grande attenzione e allo stesso tempo tanta gioia.
Maria Grazia Rando, esperta di cooperazione internazionale e coordinatrice dei progetti dell’associazione, ha infine illustrato la seconda parte del libro che contiene un buon numero di disegni e scarabocchi infantili dei bambini della scuola di Kigali.
Il disegno è universalmente portatore di un messaggio e contiene una narrazione di sé, per questo motivo i bambini amano disegnare e amano donare agli altri le loro creazioni.
Pur consapevoli che esse non riproducono perfettamente la realtà, sanno che stanno donando un pezzetto di sé, della loro realtà e ciò è davvero un’opportunità unica di comunicazione oltre che uno strumento utilissimo per gli educatori.
Ogni disegno è accompagnato dai commenti di un’equipe di psicoterapeuti e grafologi, i quali hanno messo in luce l’evoluzione di questi piccoli studenti, un’evoluzione scolastica, ma ancor prima umana.
Bambini traumatizzati, con bassa autostima, che pian piano riescono a mettere da parte le ferite del passato. E i disegni di riempiono di forme, di colori, di volti sereni.
Non certo minacciati da esperienze di guerra, di terrore, di estrema povertà, anche i nostri bambini devono essere accompagnati con attenzione e intelligenza verso una crescita che valorizzi al massimo le loro potenzialità.
Ne ha parlato la docente Laura Sciacca, che ha individuato nella esperienza dei bambini italiani una minaccia sottile, subdola, quella della solitudine, della mancanza di ascolto da parte degli adulti, della mancanza di comprensione dei loro veri bisogni.
Ha quindi rivolto un appello a genitori, nonni, insegnanti, a tutti coloro che hanno – con ruoli diversi – una funzione educativa, perchè ‘liberino’ tutte le potenzialità dei bambini, incoraggiando la pratica del gioco libero, possibilmente all’aria aperta.
L’apprendimento, infatti avviene anche attraverso le emozioni, il corpo, il contatto con la natura. In questa direzione va il progetto “Scuola in natura” che il dirigente della Italo Calvino, Salvatore Impellizzeri, ha voluto nella sua scuola ed è in corso in alcune classi dell’istituto.