Amodeo 30 anni fa ritrovò a Carini, nel podere di un anziano apicultore, dei bugni, le casse in legno di ferula un tempo usate come arnie, contenenti le ultime tre colonie di Api Nere Sicule.
Decise quindi di selezionarle ed allevarle nelle isole di Filicudi, Vulcano ed Ustica, lontano da possibili ibridazioni con le altre specie che non sono presenti nelle piccole isole.
Sul canale franco-tedesco ARTE è possibile vedere fino alla fine del mese un documentario, visionabile in tedesco con sottotitoli in italiano oppure in lingua francese, che ci mostra Carlo Amodeo al lavoro con le sue api durante la primavera e l’estate dello scorso anno.
L’ape nera di Sicilia discende dall’ape africana ed è presente nell’isola probabilmente dall’era glaciale.
Viveva allo stato selvaggio nella sua parte occidentale, diffusa soprattutto nell’agrigentino, nel trapanese ed in provincia di Palermo.
Come spiegato nel documentario, fino agli anni ’70 gli apicultori non s’interessavano tanto all’allevamento delle api ma solo a ricavarne il miele.
Quando si cominciò a pensare ad un allevamento vero e proprio, mal consigliati, cominciarono a comprare gli sciami di api gialle, le ligustiche, provenienti dal centro-nord d’Italia.
L’ape nera venne dimenticata a favore di quella gialla, fino a quando la comparsa del temibile acaro di origine asiatica varroa destructor, congiuntamente all’uso sempre più abbondante di pesticidi e fitofarmaci, cominciarono a decimare la popolazione delle api, facendo diminuire drasticamente la produzione di miele e mandando al collasso le numerose cooperative sorte nel frattempo.
E non sono questi gli unici immensi pregi della piccola ape dalla peluria nera spruzzata di giallo: l’ape sicula non è aggressiva, tanto da rendere possibile gestirla senza tuta e maschera, è produttiva anche nei mesi invernali, consuma meno miele delle altre api, sopporta bene gli sbalzi di temperatura e lo stress degli spostamenti.
Nel filmato ci vengono mostrati dei tentativi da parte di Amodeo di reintrodurre l’ape nera nell’isola.
Le arnie, con esemplari allevati a Filicudi e selezionati per la loro robustezza, vengono trasportate in primavera in un aranceto di Ribera: le api nere prediligono la diversità dei fiori, ma sopportano bene il cibo dato da monocultura e lo stress del viaggio. Solo la primavera troppo rigida non permetterà lo sperato raccolto abbondante.
Un’altra prova viene effettuata nel giardino della Kolymbetra, nella Valle dei Templi: l’esperimento però non ha successo, perché le api regine vengono fecondate dai fuchi di ape gialla e quindi la covata che viene alla luce è composta da ibridi, mancanti dei pregi dell’ape nera di razza pura.
Un ulteriore tentativo ha luogo nel Parco dei Nebrodi a 2000 metri di altitudine dove, finalmente, grazie alle basse temperature che rendono improduttive le api gialle ma non quelle nere, le api regina saranno fecondate esclusivamente da fuchi della stessa razza dando così avvio a nuovi sciami di api nere di Sicilia.
Altri apicultori locali si sono nel frattempo interessati a questa specie, incoraggiati dalla Regione siciliana che ha elaborato un progetto d’introduzione ed espansione dell’ape nera anche nel versante orientale dell’isola, e grazie al supporto di Slow Food.
Le difficoltà da superare per una riuscita introduzione nell’ambiente restano molte, ma l’ape nera di Sicilia rappresenta una grande speranza per la sopravvivenza di queste preziose impollinatrici indispensabili per la biodiversità.
Il documentario franco-tedesco, aggiungiamo, oltre ad affrontare un soggetto interessante che ha suscitato l’attenzione di università e studiosi non solo italiani, offre paesaggi bellissimi della nostra Sicilia e delle sue isole minori: dai verdi boschi dei Nebrodi ai rossi prati di sulla dell’entroterra, dal giardino arabo che lambisce i templi greci agli aranceti immersi nel profumo della zagara, alle nere spiagge di vulcano, fino alle grandi tavolate imbandite sotto pergolati di viti, dove si pranza insieme col pesce appena pescato ed il vino ed il miele locali nell’ antico stile di ospitalità mediterrranea.
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