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Il tendone della Catania che accoglie

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L’Italia, un paese dove c’è tanta tristezza. Con queste parole Mimmo Lucano (il sindaco di Riace) è intervenuto, telefonicamente, nella serata conclusiva del Tendone Solidale presente a Catania, in piazza Stesicoro, dal 18 al 23 febbraio.

Un intervento atteso da tutti, visto che l’iniziativa, promossa dalla Rete Antirazzista Catanese e dalla Rete Restiamo Umani/Incontriamoci, ha provato a smontare preconcetti e falsità sul tema dei migranti e, al contempo, ha cercato di dimostrare che, se si realizzasse un approccio aperto e solidale, avremmo tutti da guadagnare.

Nonostante ancora oggi non possa rientrare a Riace, nella propria abitazione, Lucano ha ribadito di non sentirsi una vittima, ma semplicemente un uomo attento ai diritti degli altri esseri umani, che l’attuale deriva reazionaria nega quotidianamente, in Sicilia come in Calabria.

E, ricordando che vanno percorse vie e politiche alternative, ha invitato i presenti a Riace in aprile dove si svolgerà un grande concerto contro razzismo e fascismo, nel quale sarà probabilmente presente anche Carmen Consoli.

Si è chiusa così un’iniziativa ricca di attività e partecipazione.

assemblea nel tendoneLa distribuzione, nella prima parte della giornata, di materiali di informazione ad un pubblico variegato (data anche la vicinanza con la “fiera”), con il tocco particolare dello spettacolo di burattini per bambini realizzato nella mattina di sabato.

Pomeriggi e sere caratterizzate da dibattiti, confronti e performance artistiche.

Le tante associazioni legate alle due reti hanno, infatti, gestito a rotazione gli spazi comuni, incrociando temi e report sulle diverse esperienze e attività che le caratterizzano.

Consapevoli che, in questo momento, tra la maggioranza della popolazione italiana prevale, spesso con motivazioni decisamente inconsistenti, l’idea che occorra difendersi dai migranti, “aiutarli a casa loro”.

Ma consapevoli, anche, del fatto che esiste una corposa minoranza che ha dimostrato (Diciotti, Lodi, Riace, 10 novembre, Macerata, Sea Watch…) di rappresentare quella civiltà dei diritti che non può non diventare punto di riferimento per tutti.

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Non a caso, alle centinaia di persone intervenute il giorno dell’inaugurazione sono andati i ringraziamenti dell’equipaggio della Sea Watch, bloccato per tantissimi giorni al porto di Catania, che ha ribadito la scelta di continuare, nonostante accuse e provocazioni, a salvare vite umane nel Mediterraneo.

I membri dell’equipaggio hanno sottolineato come la presenza di tanti Catanesi al porto, pronti a sostenerli, (così come era avvenuto a Siracusa nei giorni precedenti) abbia rappresentato un motivo in più per proseguire nel loro impegno.

Più in generale, il comune denominatore di tutte le iniziative è stato quello di affrontare a tutto tondo la tematica dell’emigrazione, ragionando sulle origini e sulle ragioni storiche del fenomeno, a partire dallo sfruttamento coloniale delle potenze europee.

Ed analizzando le politiche del presente: legge sulla sicurezza, respingimenti, smantellamento della buona accoglienza, stereotipi su malattie e salute.

Dati alla mano, emerge così che l’Italia non solo non sta subendo nessuna invasione, ma sono invece le attuali politiche che producono insicurezza e allarme sociale, allargando a dismisura (per esempio attraverso l’abolizione delle regolarizzazioni per motivi umanitari) il numero di persone irregolari nel nostro territorio.

Non solo discussioni su dati e normative, però. Uno dei momenti più significativi è stato, infatti, quello in cui uno dei comandanti dell’Aquarius ha simulato, con una parte dei presenti, come stanno i migranti all’interno di un gommone.

Una simulazione che andrebbe fatta sperimentare a tutti coloro che parlano di taxi del mare, di “viaggi”, di pacchia.

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