Il caso più noto e più discusso è il via libera dato alla costruzione di un bar-ristorante nella grandiosa piazza d’Armi del Castello Maniace, un ok che rientra nella sua idea che i beni artistici vadano valorizzati, anche se questo comporta una ‘struttura provvisoria’ affidata per dodici anni ad una società privata e una base in cemento armato che ha richiesto lavori di scavo in un’area molto delicata dal punto di vista archeologico e richiederà l’impiego delle ruspe anche per essere rimossa, se mai ciò accadrà.
Pare anche che Panvini abbia estromesso dai controlli gli archeologi delegati ad Ortigia, avocando tutto a sé.
Lo scrive Gian Antonio Stella sul Corriere, ma del caso si occupa anche Repubblica, che cita l’invio di ispettori regionali incaricati di verificare le autorizzazioni rilasciate.
I casi problematici sono tuttavia molti altri, è come se Panvini avesse lasciato un segno in tutte le Soprintendenze che ha diretto, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa.
Dal parco eolico nella Rupe di Marianopoli, sito di interesse comunitario, alle trivellazioni nella valle dell’Irminio nonostante il vincolo paesaggistico, passando per molti altri permessi discutibili e discussi, l’ascensore nella rocca di San Paolino a Sutera, lo stabilimento balneare a Donnafugata in area di inedificabilità, e via discorrendo.
Sempre ostentando sicurezza nella liceità dei propri interventi, per nulla intimorita da proteste e ricorsi di varie associazioni.
Di recente però ha subito uno scacco. La Regione ha annullato il suo parere, insieme a quello del Comune di Portopalo di Capo Passero, sul resort di lusso con 128 camere che doveva essere costruito in un’area destinata a diventare riserva naturale. Un’area che, per la sua valenza naturalistica e culturale, gode del vincolo di inedificabilità assoluta.
Il caso era già stato portato alla ribalta, l’anno scorso, da Repubblica che raccontò come una cordata di architetti avesse acquistato la tonnara e l’isola di Portopalo di Capo Passero per realizzare un resort di lusso e altre strutture turistiche.
Il sì al progetto fu duramente contestato soprattutto dall’associazione naturalistica Natura Sicula, che temeva anche la cancellazione della memoria storica. E che adesso giustamente rivendica la fondatezza della propria denuncia e accusa Panvini di aver inutilmente difeso il proprio parere “con arroganza, minacce e menzogne”.
Adesso Panvini è arrivata a Catania, una sede – a suo dire – gradita, una sorta di ritorno alla città dove è nata e dove insegna Metodologie della ricerca archeologica nella locale Univesità.
Cosa farà a Catania non sappiamo ancora, ma ci sono certo delle grosse questioni con cui dovrà misurarsi e su cui la città deve vigilare.
Tra queste citiamo la proposta di raddoppio ferroviario di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) che comporterebbe “una grave aggressione all’integrità di una parte pregiata del centro storico di Catania” , la realizzazione della rete fognaria per la quale pare sia già stata fatta la valutazione di impatto archeologico, ma non c’è la gara per l’affidamento dei lavori, il grosso nodo dei fondi di sviluppo rurale su cui Argo conta presto di tornare con un approfondimento.
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Per quante battaglie si portino avanti nella speranza di segnare un punto fermo, la delusione arriva con questi grandi "colpi di coda" che ti pongono davanti ad una domanda: il cittadino conta qualcosa ed il patrimonio culturale e' un bene privato, oligarchico o nobiliare? Perche' essere cittadini e non vandali?
Le notizie sulla carriera della nuova sopraintendente non sono confortevoli.Ho intenzione di segnalarle la gravità della situazione che si è creata nel golfo di Ognina a partire dai moli sino alla punta estrema. Sarà capace la nostra ad intervenire per riportare l'attuale stato di dissesto nella condizione originaria? La Sopraintendente conosce lo stato criminale in cui versano le imprese che operato sulla battigia e sulla sc ogliera distrutta del goldo? Lo saprà ma fa finta di non sapere. Sono certa.