Un miliardo e mezzo, un debito che la Corte dei Conti considera insostenibile per le finanze del Comune, destinato quindi a dichiarare il dissesto.
Un dissesto che nessuno vuole ma che molti hanno contribuito a creare, non solo l’ultima delle amministrazioni, quella di Bianco ma anche le precedenti, di Stancanelli e Scapagnini.
Pubblichiamo oggi il Comunicato di CittàInsieme che apre domande importanti e lascia trapelare un senso di amarezza.
L’associazione, che ha sempre cercato di costruire un dialogo critico con le amministrazioni che hanno governato la città, denuncia la mancanza di chiarezza di tutti quegli amministratori che, intervenuti a momenti di confronto con i cittadini nella sede di via Siena, hanno sminuito la gravità della situazione, che di certo ben conoscevano.
A subire le conseguenze del dissesto saremo tutti, soprattutto i cittadini che hanno sempre regolarmente pagato le tasse e perderebbero servizi pubblici essenziali, i fornitori che attendono di essere pagati, e gli stessi amministratori che, se fossero ravvisati nel loro agire elementi di dolo o colpa grave, vedrebbero la fine delle loro carriere politiche.
Tra i responsabili dell’enorme buco, oltre agli autori della “allegra gestione delle casse comunali”, ci sono anche “i contribuenti che non hanno mai versato un centesimo del dovuto e men che meno ora avranno intenzione di farlo”. E poi lo Stato e la Regione “che hanno ridotto drasticamente i trasferimenti ai Comuni, lasciando però intatti gli oneri e le competenze”.
Cosa accadrà, dunque? “saranno garantiti i servizi pubblici e puniti i responsabili del deficit?”.
Le domande poste da CittàInsieme rischiano di restare senza risposta. Per adesso vince il partito, trasversale, del “No dissesto”.
E non consola sapere che “con il dissesto vedremmo finalmente pagare i responsabili dei danni cagionati all’erario urbano” perchè comunque “il conto per vedere fatta giustizia lo pagherebbero sempre loro, i contribuenti onesti (che, secondo le stime, sono la metà di quelli che dovrebbero pagare le tasse)”.
Leggi il testo integrale del Comunicato di CittàInsieme.
Il dissesto finanziario è una mannaia per Catania? Cosa accadrà a chi paga le tasse? E ai creditori del Comune? Saranno garantiti i servizi pubblici e puniti i responsabili del deficit?
In questa calda estate anche l’addormentata Catania dovrà fare i conti con queste domande. E non otterrà risposte chiare e convincenti.
Né dai commentatori ed esperti, né tantomeno dai politici che saranno troppo pre-occupati di trovare il modo per evitare a tutti i costi il dissesto finanziario.
Sì perché, prima ancora dei cittadini, chi sarà colpito da ciò che ci viene da sempre raccontato come il peggiore di tutti i mali, sono proprio loro. Gli amministratori che abbiamo eletto per governare la macchina comunale.
Dieci anni di incandidabilità a qualunque carica, responsabilità contabile e numerose altre conseguenze per chi con dolo o colpa grave abbia generato il buco di bilancio di un miliardo e mezzo di Euro. La fine, insomma, di carriere politiche.
Sappiamo che non sono affatto trascurabili le conseguenze per i cittadini onesti che hanno sempre pagato le tasse. Ed altrettanto quelle di carattere sociale tra lavoratori e indotto generato dai fornitori che vantano dal Comune crediti milionari.
E, infatti, sta proprio qui il dilemma della scelta “dissesto sì, dissesto no”. Ci troviamo tutti sulla stessa barca. I cittadini vittime del malaffare e dell’allegra gestione delle casse comunali, e gli autori delle magagne.
Circondati da due categorie di “evasori”: i contribuenti che non hanno mai versato un centesimo del dovuto e men che meno ora avranno intenzione di farlo. E lo Stato-Regione che hanno ridotto drasticamente i trasferimenti ai Comuni, lasciando però intatti gli oneri e le competenze.
Con il dissesto vedremmo finalmente pagare i responsabili dei danni cagionati all’erario urbano, ma il conto per vedere fatta giustizia lo pagherebbero sempre loro, i contribuenti onesti (che, secondo le stime, sono la metà di quelli che dovrebbero pagare le tasse).
Che fare dunque? Non lo sappiamo. Quello di cui ci siamo convinti è che organizzare l’ennesimo incontro con i rappresentanti del popolo sarebbe inutile.
Primo, perché nelle decine di assemblee che abbiamo organizzato sull’argomento nessuno di loro ha mai parlato chiaro e spesso ha sminuito la gravità della situazione.
Secondo, perché trovare un sostenitore del dissesto è pressoché impossibile.
A Catania il vero partito si chiama “No dissesto” e vanta una maggioranza bulgara. Senza se e senza ma.
Gli ultimi articoli - Enti Locali
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso anno
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni, ma
Il presidente dell’Autorità Portuale di Catania dichiara che la procedura relativa al nuovo Piano Regolatore del
Un sogno che diventa realtà, la nascita a San Berillo di una squadra di calcio iscritta
Catania si aggiudica l’ultimo posto nella classifica delle città italiane più green? Non ci stupisce. Il
Il lamento finale è inutile come inutili sono i commenti dei lettori e di città insieme. Siamo tutti responsabili per aver votato persone disoneste ed incapaci. Possiamo definirli anche ladri perchè hanno amministrato solo per rubase soldi della collettività. Adesso piangere a che vale? Siamo anche incapaci di accusarli nelle forme dovute e cioè denunziarli per i furti perpretati.