Una manifestazione che da tanti anni, partendo da piazza Stesicoro, raggiunge il Palazzo di Città e successivamente piazza Machiavelli (S.Cosimo e Damiano) dove, sotto le lapidi dei caduti partigiani (ricordiamo, in particolare, i fratelli Graziella e Salvatore Giuffrida), vengono deposte corone di fiori.
Il corteo prosegue quindi per via Plebiscito, svolta in via dell’Osservatorio per concludersi in piazza Dante.
Quest’anno, prima verbalmente, poi con un provvedimento scritto la Questura di Catania ha chiesto all’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani di Italia) di modificare il percorso perché lungo un tale tragitto si sarebbe passati vicino alla sede catanese di Casa Pound. Un movimento che, secondo il loro leader, non nasconde di essere ‘fascista’ e di rappresentare “gli eredi della tradizione che dopo Repubblica Sociale Italiana e Msi è stata interrotta da An” (Il Giornale.it).
Immediata la protesta dell’ANPI che ha contestato un evidente stravolgimento delle regole: la Questura avrebbe dovuto, al contrario, garantire il corteo istituzionale, promosso da un’organizzazione, fondata nel 1944, che ha contribuito in modo decisivo alla liberazione del nostro Paese dal nazifascismo.
A sostenere le ragioni dell’ANPI decine di movimenti della società civile catanese, indignati per ciò che stava avvenendo.
Forse anche per questo, alla partenza del corteo c’era molta più gente che negli anni passati. Migliaia di persone, tantissimi i giovani, decise a manifestare senza modificare il tragitto “storico”. E così è stato.
Quando la testa della manifestazione è arrivata in via Plebiscito, nessuno ostacolo è stato frapposto alla prosecuzione naturale del corteo, che, dopo aver superato via dell’Osservatorio, si è regolarmente concluso, senza che nulla turbasse l’ordine pubblico, in piazza Dante. Almeno per questa volta, ha vinto il buon senso.
Un risultato importante che ha visto tutti i protagonisti d’accordo e uniti per evitare che venisse inferto un grave colpo al diritto di manifestare. Con l’auspicio che nel futuro, nonostante i molti segnali che, purtroppo, fanno temere per la “salute democratica” del Paese, nessuno provi di nuovo a negare diritti che trovano piena legittimità nel dettato costituzionale (a 70 anni dal 1948).
Mentre sul no al divieto tutti i partecipanti si sono trovati concordi, nel corso del corteo si sono espressi tanti modi di ricordare il 25 aprile. La parte più istituzionale, presenti anche diversi sindaci della provincia, ha sottolineato il carattere storico della Resistenza e la riconquista della democrazia. La parte più vivace e più impegnata nelle lotte sociali attuali (la netta maggioranza del corteo) ha provato a legare la lotta dei Partigiani alle mobilitazioni odierne.
Coerentemnete con questo obiettivo, la Rete Catanese Antirazzista e Carovane Migranti si sono momentaneamente separate dal corteo per recarsi sotto la sede di Frontex (l’ Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) per contestare le politiche sull’immigrazione e rivendicare il diritto all’accoglienza e all’inclusione, peraltro esplicitamente previsto dalla nostra Costituzione.
Carovane Migranti è un’ organizzazione che ha lanciato un ponte fra centroamerica e sponde del Mediterraneo, in particolare mettendo in contatto i familiari tunisini e messicani delle persone scomparse nei viaggi migratori, che instancabilmente ricercano i propri figli, oltre alla verità e alla giustizia che istituzioni e governi non garantiscono loro.
Con lo stesso spirito, tantissimi giovani manifestanti, attraverso i loro slogan, hanno sonoramente contestato la presenza di esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.
Una presenza che, a loro avviso, per le scelte politiche operate (vedi il decreto Minniti, che costringe migliaia di esseri umani a subire le violenze dei lager libici e le proposte di alleanza con un movimento reazionario come la Lega), non è coerente con gli ideali di democrazia e giustizia sociale che caratterizzarono il movimento Partigiano.
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