E’ proprio vero che il lavoro fatto dai ragazzi di Monte Po, fianco a fianco con i volontari di Mani Tese, fino a due anni fa, non è andato perduto.
Non c’è solo la speranza che qualcosa sia rimasto nel cuore di chi ha vissuto l’esperienza di giochi e laboratori, e poi soprattutto il recupero del campetto di calcio, le discussioni per gestirlo bene, le tende dell’usato per recuperare i soldi necessari alla sua manutenzione.
Oltre alla speranza, c’è oggi anche una realtà che cresce giorno per giorno. E’ quella dei giovani che riscoprono la bellezza di quanto hanno fatto, che capiscono che la divisione tra chi è del quartiere e chi è ‘di fuori’ – che fu alla base del ‘passo indietro‘ di Mani Tese – non vale niente, perchè bisogna capire chi fa davvero gli interessi di tutti.
Aumenta il numero dei giovani che cominciano ad essere scontenti e ad avere dei dubbi.
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Ricordano quando potevano usare il campo liberamente e tutto veniva deciso insieme, ricordano le ‘tende’ dell’usato trasformate in spazi di aggregazione, dove si stava insieme a scherzare, a giocare a Risiko, a guardare le partite, piuttosto che bivaccare in piazza o girare sui motorini.
Allora non erano ben viste le interferenze di amministratori e politici alla ricerca di consenso, anzi era motivo di vanto ‘essere liberi’ e chiedere i propri diritti senza dover dire grazie a nessuno.
Oggi non si può dire lo stesso.
Argo, che ha sempre seguito con affettuoso interesse questa esperienza fuori dal comune e ha cercato di raccontarla, ha incontrato di recente alcuni dei ragazzi rimasti ‘fedeli’ allo spirito libero e al senso di responsabilità imparati nel corso di questa avventura.
Chiacchierando con loro, li abbiamo trovati cresciuti, più maturi e anche abbastanza contenti perchè l’iniziale isolamento in cui si sono trovati quando ‘difendevano gli estranei’ è caduto. Adesso si guardano attorno con speranza perchè cresce il numero di chi ha capito e sta recuperando il valore della ‘storia’ vissuta insieme.
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