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Bevi meno plastica, piccoli scienziati crescono

“Mi sono sentito un piccolo scienziato”, così il piccolo Riccardo Zangiacomo ha espresso la sua personale soddisfazione e anche quella dei compagni con i quali ha partecipato al laboratorio di analisi microbiologica dell’acqua che è parte integrante del progetto “Bevi meno plastica”.
I ragazzini di cui parliamo, alunni dell’Istituto Comprensivo Sante Giuffrida, sono stati tra i protagonisti dell’incontro di ieri pomeriggio, giornata mondiale dell’acqua, in cui è stata ufficialmente inaugurata la campagna ‘Bevi meno plastica’.
Insieme a loro, hanno svolto il ruolo di comprimari altri 6 giovanissimi alunni della scuola media Cavour, che ha aderito anch’essa, da quest’anno, al progetto.
Gli alllievi della Sante Giuffrida, che hanno iniziato il progetto da più tempo e hanno già fatto le attività di laboratorio in esso previste, hanno spiegato in modo puntuale, nonostante l’emozione, le operazioni compiute per analizzare l’acqua con il metodo delle membrane filtranti.
Hanno parlato a nome delle classi di elementari e medie con cui hanno partecipato a questa attività conivolgente, sulla quale ha certo svolto un ruolo trainante l’alta professionalità e la carica umana di Manuela Coci, la biologa – fondatrice della Microb&co – che ha pensato e organizzato la campagna e che li ha guidati, insieme ai loro insegnanti.
Anche gli studenti della Cavour impegnati nel progetto hanno fatto un’attività laboratoriale, di altra natura ma di pari rigore scientifico, svolta insieme ai loro docenti. Hanno infatti elaborato i dati del questionario somministrato alle famiglie di tutti gli alunni della scuola, somministrazione che costituisce il primo step del progetto.
Lavorando sui cinquecento (per la precisione 545) questionari pervenuti rispetto ai 900 consegnati, hanno tabulato i dati delle risposte alle 16 domande sui consumi di acqua delle famiglie. Ne è emersa la  conferma che l’acqua in bottiglia è preferita dalla maggioranza (73%) perchè ritenuta più sicura e di sapore più gradevole, mentre solo l’11% consuma acqua del rubinetto. Pochissimi sono consapevoli della presenza – nell’acqua imbottigliata – di sostanze pericolose per la salute.
Interessante il dato sulla quantità di acqua che ciascuno ritiene di consumare, stimata tra i 30 e i 100 litri giornalieri, mentre i dati Istat valutano un consumo di 245 litri. Manca quindi la percezione della quantità di acqua che scorre anche quando non serve.
Agli interventi dei ragazzi sono seguiti quelli di docenti di altre scuole, cittadine come la Parini, o addirittura fuori provincia, come la Curcio,  che intendono aderire alla campagna o contribuirvi con raccolta di dati e diffusione di una nuova ‘cultura’ che consideri l’uso dell’acqua imbottigliata l’eccezione e non la regola.

Nonostante la principale fornitrice di acqua della città, la Sidra, porti nelle nostre abitazioni acqua potabile, gli utenti restano dubbiosi, non si fidano e temono comunque il passaggio dell’acqua attraverso vasche, tubature e rubinetti non sempre adeguatamente manutenzionati (trascurando il fatto che – nella fase conclusiva del percorso, dal contatore al rubinetto – la manutenzione tocca allo stesso utente).
E arriviamo qui al cuore del progetto ‘Bevi meno plastica’ che prevede, nelle scuole che aderiscono, l’analisi dell’acqua e il suo monitoraggio, non solo all’arrivo al contatore ma anche lungo il percorso, fino ai rubinetti, ai quali alunni e docenti devono poter bere con assoluta sicurezza.
Lo scopo è quello di fare acquisire questa sana abitudine anche a casa, provvedendo eventualmente a fare analizzare l’acqua a domicilio. Non meno importante è la diffusione di una coscienza ambientale, la consapevolezza che ridurre la plastica monouso contribuisce alla buona salute del pianeta.
La plastica, che ha indubbiamente facilitato, sotto tanti aspetti, la nostra vita, ha il ‘difetto’ di essere indistruttibile e quindi pericolosa, non solo per l’ambiente in genere ma anche per noi stessi che finiamo per ritrovarcela nello stomaco, dove arriva attraverso la catena alimentare, essendo stata mangiata per errore da pesci e uccelli. Lo ha ricordato Giorgio Bellia,intervenuto all’incontro insieme a Margherita Ferrante, entrambi docenti dell’Università di Catania, che ha dato il suo patrocinio a questa campagna.
Ferrante ha provocatoriamente fatto presente che proprio l’acqua imbottigliata non segue la normativa che tutela la salute pubblica (decreto 31) e, a rigore, non è quindi potabile; andrebbe bevuta solo in casi particolari sulla base delle caratteristiche di ogni singola acqua minerale.
Perchè, d’altra parte, ha aggiunto la docente, la nostra società dovrebbe impegnare risorse per portare l’acqua potabile fino alle nostre case se poi non la beviamo? Impegniamoci piuttosto a far sì che le reti idriche, ormai vetuste, vengano manutenzionate con l’introduzione di materiali più adeguati e lungo percorsi più idonei, secondo un progetto complessivo che impegni tutti gli enti responsabili.
Anche la Sidra è stata coinvolta nella campagna ‘Bevi meno plastica’ e, durante l’incontro, con una serie di slide, è stato mostrato  – al pubblico di alunni, docenti e genitori – il percorso dell’acqua fornita alla città, dalla captazione fino allo scarico dei reflui.
Lo stesso direttore, Osvaldo De Gregoriis, ha espresso il suo interesse verso il progetto e si è impegnato al recupero e ripristino delle fontanelle di strada e alla costituzione di una squadra che provveda al controllo di serbatoi e rubinetti delle scuole pubbliche.

Argo

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