Anche nella realtà catanese sono tantissime le iniziative promosse per questo 27 gennaio in cui ricorre la 18a Giornata della Memoria.
Come deciso dal Parlamento Italiano viene ricordato “lo sterminio e le persecuzioni subite dal popolo ebraico e le deportazioni di militari e politici nei campi di sterminio nazisti” ed è lo stesso Parlamento a sollecitare le istituzioni scolastiche affinchè organizzino cerimonie, iniziative, momenti di riflessione e di attività finalizzati a custodire la memoria di quegli eventi (G.U. n 177 del 31/07/2000).
I giovani potranno così comprendere cosa sia stato il nazifascismo, quali cause lo abbiano favorito e quali massacri abbia determinato.
Tra le iniziative proposte abbiamo voluto sceglierne una, la richiesta avanzata al Comune di Catania da Salvo Distefano, presidente dell’Associazione di studi storico-filosofici, di dare vita al Progetto “Pietre d’inciampo”.
L’iniziativa è nata nel 1995 ad opera di un artista tedesco Gunter Duming, il quale propose di incorporare nel selciato stradale delle città, davanti alle abitazioni delle vittime di deportazione, dei sampietrini (cm10x10) ricoperti da una piastra d’ottone recante il nome della vittima, l’anno di nascita, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.
Tale progetto ci sembra dare maggiore continuità e persistenza alla memoria dell’olocausto senza relegare il ricordo ad una sola giornata prefissata e ritualizzata.
La stessa espressione pietre d’inciampo deve intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, un invito a fermarsi e a riflettere per chi vi passa vicino .
L’iniziativa di Duming è partita dalla città di Colonia e si è poi diffusa in molti paesi europei, ad oggi sono state collocate ben 56.000 pietre. In Italia sono presenti in Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte (a Torino sono state depositate 27 pietre nel 2015), Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto.
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E’ presiedente del Comitato pietre d’inciampo Liliana Segre, da poco nominata senatore a vita dal presidente Mattarella.
La posa di queste pietre non sempre ha trovato consenso e condivisione. Ci sono stati episodi di rifiuto, come a Krefeld, perché a molti ricordavano il periodo in cui i nazisti usavano le lapidi delle tombe degli ebrei per costruire i marciapiedi.
A Roma, nel gennaio del 2012, le pietre poste al n 67 di via Santa Maria di Monticelli, di fronte alla casa delle sorelle Spizzichino, morte nei lager nazisti, o quella di don Pappagallo ucciso alle Fosse Ardeatine, vennero divelte perché infastidivano.
Questi tentativi di rimozione vanno fronteggiati non solo attraverso l’indignazione e la denuncia ma soprattutto attraverso lo studio e la conoscenza del nostro passato.