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Catania green, tra il dire e il fare

Di “verdi alternative per la città” si è parlato venerdì scorso al Palazzo dei Chierici in occasione del convegno Catania Green, al quale hanno partecipato tecnici, amministratori, progettisti ed esperti.
Grandi discorsi e radiose prospettive, forse per consolare il cittadino comune che di verde a Catania ne vede poco e mal tenuto.
La filosofia della “green city nell’ambito dei processi pianificatori ed attuativi delle trasformazioni urbane” rimane per adesso citata nel programma e “il confronto tra esperti del settore, pianificatori e progettisti” ha lasciato ai margini le associazioni ambientaliste locali a cui è stato riservato solo un piccolo spazio nella fase finale del convegno.
Di fatto a poter intervenire è stato solo Giuseppe Rannisi, ingegnere, che è entrato nel vivo di alcune questioni pratiche. La scelta delle piante da mettere a dimora, ad esempio, con preferenza per quelle autoctone, un modo concreto di realizzare una progettazione che rispetti la biodiversità.
Quanto alla gestione del verde, ha segnalato la necessità di potature rispettose dell’architettura dell’albero in funzione delle specie, evitando le capitozzature, se non in casi isolati e per motivi acclarati di sicurezza, e le drastiche potature che indeboliscono le piante ed aumentano il rischio. Da delegato Lipu non poteva che invitare a scegliere, per il taglio, un periodo che non coincida col periodo di nidificazione degli uccelli.
Senza polemica, ha attirato l’attenzione su quello che avviene nella nostra città dove, allo stato attuale, si continuano a potare in maniera brutale alberi che non andrebbero potati e si interviene sul verde cittadino con personale non qualificato.
Ancora. Dov’è il Piano di Gestione che permetterebbe di curare adeguatamente il verde del Giardino Bellini o di sostituire gli alberi morti o mal gestiti di Piazza Nettuno e delle rotatorie?
Meglio parlare di una grande trasformazione green del futuro, peraltro auspicata da tutti. E dare la parola al delegato regionale della “Associazione Direttori tecnici dei pubblici giardini”, Rosario Rosano, che parla della gestione sostenibile del verde, mentre il docente di Arboricoltura dell’Università degli Studi di Firenze, Francesco Ferrini, si sofferma sulla pianificazione su larga scala e sulla possibilità che gli alberi contrastino il Global Change.

foto dal blog di F.Ferrini

Entrambi in realtà hanno toccato anche tasti dolenti: la mancanza di competenze di chi opera nelle Aziende partecipate, come ha fatto Rosano, di fatto invitando ad educare giardinieri e tecnici (cosa che da noi non avviene); l’errata gestione delle potature su cui ha insistito Ferrini ricordando che la capitozzatura non è una soluzione e crea piuttosto dei rischi. E di questo abbiamo più volte, inutilmente, parlato.
In partenza dall’areoporto di Catania, Ferrini ha postato una foto impietosa degli alberi capitozzati sullo sfondo del vulcano, una immagine che vale più di mille parole.
La mancanza di cultura del verde nella nostra città è purtroppo diffusa, a partire dagli amministratori, poco convinti che il “verde non debba essere considerato un costo ma un investimento che produce benessere, servizi ecosistemici e risparmi futuri, quantizzabili anche economicamente”, come ha ribadito lo stesso Ferrini.
Altri interventi qualificati, quello dell’ingegnere idraulico, Gianluigi Pirrera, che ha parlato soprattutto della deimpermeabilizzazione del suolo, e quello di uno dei più grandi paesaggisti moderni, Henri Bava, che ha prospettato la trasformazione delle parti grigie (cementificate) della città in parti verdi, con l’elemento acqua alla base della rigenerazione urbana. Tutti aspetti fondamentali, prospettive interessanti, che bisognerebbe calare nella nostra realtà.
Quando è toccato agli amministratori, il sindaco Bianco ha auspicato la redazione di un Piano Regolatore dell’Area Metropolitana, considerando inadeguato quello redatto solo per la città. In seguito allo sviluppo incontrollato e “spontaneo” della città metropolitana negli ultimi decenni, ha detto il sindaco, Catania si è saldata senza alcuna soluzione di continuità ai piccoli paesi dell’hinterland, “ne è nata una metropoli dal suolo impermeabile con gravi problemi in occasione di piogge intense”. Una impostazione di per sé non errata, ma  come non interrogarsi sull’efficacia di programmazioni più ampie, viste le carenze di quelle circoscritte alla città?

Gli assessori Di Salvo e D’Agata hanno difeso, come possibile, il lavoro dell’amministrazione, il primo parlando del Regolamento edilizio di cui Catania si è dotata, delle innovazioni in termini di invarianza idraulica e di compensazione del Verde (1 albero ogni 300 mc di ristrutturazione edilizia), il secondo ricordando la redazione del Regolamento del Verde urbano, su cui è tornata Lara Riguccio, direttora dell’Ufficio del Verde del Comune, ricordando che il Regolamento, con relative Linee Guida, è in approvazione,  presso il Consiglio Comunale. Avanti, piano.
Forse la cosa più concreta, anche questa – tuttavia – non priva di ombre, è la nascita degli orti urbani di Librino. Bianco ha annunciato la consegna, per metà gennaio, di un certo numero di ettari, anche se l’iter ufficiale di consegna dei vecchi lotti non è stato ancora concluso.

Argo

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  • Il verde, anche se progettato con le migliori intenzioni, laddove la manutenzione ordinaria è scarsa, soffre; vedi gli impianti di irrigazione assenti o fatiscenti. Se poi anche la manutenzione straordinaria è assente, muore

  • questi convegni sul verde cittadino hanno il sapore di una burla. Mi sorprende che la assoiciazioni cittadine non sono insorte per denunciare il cinismo e la modestia culturale dei nostri amministratori. Il Verde a Catania non esiste. C'è solo la villa Bellini che è misera e spelacchiata. Occorre che si ediga un nuovo piano regolatore e che nuove aree vengano destinate a averde. Forse i nuovo incontro muove dal fatto che con la realizzazione degli scatoloni in orrendi di San Berillo, con la supoervisione di Cucinella,la mancanza di verde come bene pubblico diverr più evidente. a forse Cucinella ci riserver la sorpresa di realizzare , terrazze piene di verde e con tanta umidit da mantenere anche un bosco. Ma il verde chi lo potr godere? Sono boiate che noin dovremme farci ammannire

  • I problemi di catania sono anche altri:
    per esempio, occorre capire come gestire la fuoriuscita dalla gestione del parcheggio europa del gruppo virlinzi, che comunque gestisce l'appalto sulla base di atti invalidi.
    occorre capire cosa ci faccia la ditta "servizi idrici etnei" ancora nella gestione del servizio.
    Ma soprattutto occorre chiedere al movimento 5 stelle di sollevare il caso su scala nazionale.
    ritengo che comunque il parcheggio europa vada demolito, inoltre occorre presentare richiesta di indennità di occupazione, che è il comune che deve chiedere ( non spetta alcun risarcimento od indennizzo come prospettato dal tar catania, ovviamente).
    Occorre, inoltre, individuare un immobile pubblico ove adibire il tar, ovviamente non in via sacro cuore, visto che gli immobili pubblici ci sono eccome, anche da valorizzare.
    Il senatore Giarrusso perchè non interviene nuovamente su questi temi? e come mai si mantiene ancora l'affitto della direzione urbanistica del comune?

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