Proprio il giardino, 80 mq contro i sessanta del piccolo appartamento, “diventerà il fulcro delle attività sociali”, nel caso del ‘bene confiscato’ di via Randazzo, assegnato dal Comune ad alcune associazioni in comodato d’uso gratuito.
Non siamo in un quartiere a rischio né in una delle moderne, squallide periferie i cui abitanti sono spesso lasciati a se stessi. Siamo in un’area abitata da piccola e media borghesia, con scarsa natalità, emigrazione elevata, mancanza di spazi e servizi per le persone indigenti, anche perchè solo di recente, in seguito alla crisi economica e al crescere della disoccupazione, sono emerse sacche di povertà e disagio sociale, insieme ad una crescente presenza di stranieri.
L’analisi possiamo trovarla nel documento di progetto di cui trovate qui una descrizione sintetica
Che fare di questo luogo? Un centro di aggregazione che contribuisca a “ridurre l’emarginazione scaturita dal disagio sociale”? Certamente, ma non solo.
L’impegno per la giustizia sociale e l’attenzione a chi vive nel disagio sono elementi presenti nel Dna delle associazioni assegnatarie, così come l’interesse per i giovani che cercano spazi di emancipazione. Ma di luoghi simili a Catania ce ne sono altri.
Quello che manca, invece, nella nostra città, è una casa della memoria del contrasto alla mafia. Un luogo che racconti “l’influenza negativa delle organizzazioni criminali sulla collettività, la storia della presenza mafiosa nel territorio, le storie di chi si è ribellato alla mafia, le pratiche dell’antimafia sociale, i modi nei quali ognuno può fare la sua parte contro le mafie”.
Una ‘casa’, quindi, che con il suo archivio, la sua biblioteca, le sue iniziative possa diventare un punto di riferimento per le scuole e per tutta la cittadinanza, contribuendo a riproporre una mobilitazione civile contro le mafie.
Giambattista Scidà, il magistrato catanese a lungo Presidente del Tribunale dei Minori, emblema di impegno civile e protagonista indiscusso della lotta contro la mafia e l’ingiustizia sociale.
Pippo Fava, scrittore e giornalista, che nella direzione del Giornale del sud e poi de I Siciliani, da lui fondato, dimostrò quando possa essere incisivo, e scomodo, un giornalismo libero, di inchiesta e di denuncia. Delle sue opere e della sua memoria è custode la Fondazione Fava, partner del progetto ‘Giardino di Scidà’.
A presentare il progetto, partecipando – nell’autunno del 2016 – al primo bando pubblico del Comune di Catania per l’affidamento di un immobile confiscato alla mafia, è stata l’Associazione culturale I Siciliani Giovani, che il 19 ottobre di quest’anno ha avuto la concessione dell’immobile di via Randazzo 27.
Per gestirlo è stata attivata una rete di supporto costituita da GAPA, Arci, Associazione Melquiades, Fondazione Giuseppe Fava, Collettivo Scatto Sociale, Movimento Artistico d’Avanguardia.
Molte le attività previste, da arricchire ed eventualmente implementare, dai corsi di scrittura giornalistica ai cine-forum, dai corsi di fotografia a quelli di fumetto e di giardinaggio, ai laboratori di riciclo creativo.
In programma anche la creazione di una webradio di quartiere, considerata uno strumento innovativo per la diffusione dell’informazione, accessibile a chi voglia “esprimere un’opinione, un pensiero.”
Il tema dell’informazione è infatti essenziale nel progetto, perchè “essere pienamente informati su ciò che accade ed è accaduto è un passo fondamentale per diventare cittadine e cittadini consapevoli”.
Il tutto da realizzare nel segno della partecipazione, con un confronto continuo tra le associazioni partner, con i sostenitori, con il quartiere, con la città, allargando via il cerchio. Ecco le assemblee mensili previste per discutere le proposte e per valutare quanto realizzato e persino la scrittura partecipata della “relazione annuale circa le attività svolte e gli obiettivi raggiunti”.
Ci si sbraccerà anche per pulire la casa e il giardino, e saranno i volontari stessi a pagare le spese per le utenze, organizzando eventuali iniziative di autofinanziamento.
Un contributo possiamo darlo tutti, aderendo al crowdfunding lanciato sulla piattaforma ‘Produzioni dal basso’
I soldi servono per “ripulire il giardino, cambiare le finestre, sistemare l’impianto elettrico, fare arrivare l’acqua, imbiancare le pareti, sistemare il tetto. E poi comprare le attrezzature per la webradio, per l’archivio multimediale. Servono tavoli e sedie, e servono le risorse per iniziare le attività.”
Tutti possiamo dare una mano e domani, a partire dalle ore 10 andare di persona in via Randazzo, magari portandoci dietro guanti, scope, palette, e fiori da piantare.
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questa iniziativa è ridicola e non vale a sanare le gravissime responsabilità che gravano sulle spalle degli attuali amministratori. La mancanza di un piano regolatore è la causa principale se non esclusiva della mancanza di verde e di spazi pubblici. I pochi metri quadrati di via Randazzo sono ridicoli rispetto alle esigenze di una città in declino. Al posto vostro non avrei mostrato tanta soddisfazione per una simile assegnazione. Fareste bene a destinare la casa a dimora di qualche f amiglia disagiata e senza tetto oppure a sede di qualche asilo comunale.