La scorsa settimana venticinque ragazzi tra i 23 e i 28 anni, provenienti da Italia, Lituania, Estonia, Polonia e Bulgaria, si sono incontrati a Catania all’interno dello scambio “Communicating Migration – Creating Possibilities”, per confrontare le loro esperienze, stabilire un dialogo e favorire il confronto e l’integrazione al fine di elaborare insieme nuove strategie di comunicazione sul tema dell’immigrazione.
Lo scambio è stato organizzato da Arci Catania grazie a finanziamenti europei dell’Agenzia Nazionale per i Giovani nell’ambito del programma Erasmus+ Youth, in collaborazione con le associazioni partner Jaunimo Gidas (Lituania), Continuous Action (Estonia), Stowarzyszenie Sztukater (Polonia) e Walk Together Association (Bulgaria), e si è svolto dal 6 al 12 novembre presso l’Ostello degli Elefanti.
Ma come si diventa aperti alla diversità, all’ascolto e alla comprensione dell’altro?
Non è certo una cosa che avviene spontaneamente. La stessa integrazione tra i partecipanti allo scambio è stata difficile da realizzare, soprattutto per la resistenza di alcuni a separarsi dal gruppo dei connazionali. Gli altri hanno superato, per gradi, le difficoltà di dialogo, anche grazie agli ‘energizer‘, particolari attività di gruppo che favoriscono l’affiatamento, e grazie alle attività basate sulle tecniche di educazione non-formale.
Tutti i partecipanti provenivano da realtà molto diverse, non solo geograficamente e culturalmente, ma anche dal punto di vista sociale, ma la differenza di esperienze vissute e di competenze, assieme alla curiosità e alla voglia di mettersi in gioco, hanno reso questa esperienza di gruppo un’occasione di arricchimento personale e collettivo.
I partecipanti hanno anche avuto l’opportunità di incontrare degli esperti della comunicazione, come Domenico Schillaci di Push, un laboratorio di design di Palermo attivo da anni sul territorio con progetti che mirano all’innovazione sociale.
“È stata la parte più bella e interessante del programma” concordano tutti i partecipanti “è stato molto utile e stimolante imparare direttamente dalle esperienze dei professionisti.”
Armati di cellulari, pennarelli e cartoncini colorati, i ragazzi si sono infine incamminati per le strade del centro di Catania e hanno ideato e sviluppato delle vere e proprie campagne di comunicazione. Al suono di hashtag come #I am an immigrant e #Different people same rights, hanno cercato di instaurare un dialogo con le persone che incontravano e che erano disposte a parlare con loro.
Non tutti sono stati così disponibili però. Provando a interagire con i locali, alcuni si sono dovuti scontrare con il rifiuto di essere ripresi dalle telecamere o di confrontarsi su dei temi considerati ‘scottanti’.
“Siamo andati in giro per la città di Catania” raccontano Anna Maria e Nicole “e abbiamo fatto alle persone che incontravamo una domanda: qual è la prima parola che ti viene in mente quando senti la parola ‘migrazione’?”
Le risposte delle persone intervistate sono state, per lo più: ‘guerra’, ‘povertà’, ‘stranieri’, ‘Africa’, ‘mar Mediterraneo’, ma alcuni giovani hanno risposto anche ‘lavoro’ e ‘futuro’.
“Quando abbiamo fatto la stessa domanda ai migranti però”, dicono Krasimir e Cristel “il loro primo pensiero è stato per la loro casa.”
(Foto realizzate dai partecipanti)
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…