La abnorme congestione del traffico in Circonvallazione e dintorni è stata la ricaduta immediata del cedimento stradale avvenuto in corrispondenza della rotatoria di Nesima, sovrastante la galleria in corso di costruzione della metropolitana.
Inevitabili le reazioni dei cittadini, l’intervento dei vigili urbani e della protezione civile, ma i problemi e i pericoli legati a questo cedimento potrebbero essere ben più gravi e le domande che si aprono sono varie e, almeno alcune, preoccupanti.
Tanto più che non è la prima volta che si verificano ‘sorprese geologiche’ nel corso della costruzione di questa metropolitana, iniziata nel 1986, con inaugurazione della prima tratta 13 anni dopo.
Tra gli episodi da ricordare, la voragine di otto metri apertasi, nel 2008, in viale Lorenzo Bolano durante lo scavo del tunnel della tratta Borgo-Nesima e la sospensione dei lavori della tratta Giovanni XXIII-Stesicoro a causa di notevoli infiltrazioni d’acqua, nell’anno successivo.
C’è quindi un problema. Sta nella progettazione e/o nella esecuzione dell’opera? Sulla stampa ‘ufficiale’ nessuna informazione tecnica.
Ovviamente per un giudizio tecnico vero e proprio occorrerebbe poter ispezionare il cantiere dall’interno, avere accesso agli elaborati del progetto esecutivo, ai risultati dei sondaggi effettuati in loco prima e durante l’esecuzione dei lavori, e via dicendo .
Visitando i luoghi dello smottamento, alcune criticità appaiono – tuttavia – immediatamente evidenti.
Tra queste, la presenza continua di cave di prestito latistanti a nord della circonvallazione, la quota decisamente inferiore dei terreni a sud, la evidente presenza di ingenti cumuli di blocchi e
brecce laviche frammiste a riporti eterogenei.
Si aggiungono l’affioramento del substrato sedimentario (Monte Po), l’esistenza di impluvi vicini, alcuni dei quali attivi (torrente Acquicella), e la corticalità della galleria stessa, che corre molto in superficie
Tutti elementi che richiedono particolare attenzione, specialmente se interagenti tra loro, nella esecuzione di uno scavo per una galleria subsuperficiale che attraversa terreni di risulta mal costipati, con presenza di acqua, di litologie diverse, etc…
Elementi che saranno stati certamente presi in considerazione da parte di chi ha progettato l’opera e da chi sta eseguendo i lavori, ma quel che è di nuovo accaduto sembra indicare che anche questa volta l’attenzione non sia stata adeguata alla situazione o le modalità di esecuzione dell’intervento non siano state corrette. Ed in fondo è andata bene: non ci sono state vittime.
Troppa fretta? Troppi risparmi su risorse umane e professionali e materiali da utilizzare? Ci consta, ad esempio, che la Ferrovia Circumetnea, committente dei lavori, abbia un ufficio tecnico ben nutrito di geometri e ingegneri, senza però un geologo in organico.
Vero è che il nostro terreno, in buona parte lavico, è potenzialmente un prerequisito favorevole agli scavi, ma la continuità della presenza di lava non è garantita né tutto il materiale lavico ha la stessa consistenza.
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