L’inquietante vicenda della Associazione Cattolica Cultura e Ambiente, che sta occupando le pagine dei media e scatenando morbose curiosità, presenta aspetti poco trattati che meriterebbero un approfondimento.
E non ci riferiamo, in questa sede, agli interessi politico-elettorali di certo presenti, ma all’aspetto economico e all’eventuale sfruttamento – di certo poco evangelico – di chi, a vario titolo, lavorava nella coltivazione dei prodotti agricoli alla cui vendita la comunità era “formalmente dedita”.
E’, d’altra parte, inevitabile interrogarsi sui sessantamila euro in contanti ritrovati nelle disponibilità degli arrestati. E porsi domande su come funzionasse l’organizzazione del lavoro che garantiva così alti proventi.
Senza la pretesa di rispondere a questi interrogativi, pubblichiamo oggi il racconto di una esperienza fatta, per breve tempo, all’interno dell’associazione.
Fatti e situazioni risalgono ad anni passati, quando era ancora vivo don Stefano Cavalli fondatore della comunità, ma sono indicativi di un modo di fare e di pensare già allora inquietante.
Resta inspiegabile il silenzio della Chiesa, non sulle violenze sessuali, che potevano anche essere ignorate, ma sulle manifestazioni di tipo ‘magico’ praticate dal gruppo.
Una comunità così numerosa non era certo invisibile. Nessuno sapeva di un ‘arcangelo’ reincarnato o di discorsi pronunziati in trance ad adepti adoranti, con un cerchio di ragazzine impegnate a trascriverli?
Oppure veniva chiuso un occhio, o anche due, nell’ottica che va bene tutto quello che riempie chiese e ‘cenacoli’, anche se di evangelico ha ben poco?
Ecco il racconto che ci ha fatto il nostro amico, da tempo allontanatosi dall’associazione.
Un mese al cenacolo
Le attività cominciarono a metà settembre. Alla prima riunione ci trovammo, con mia moglie, in un gruppo di una ventina di persone, eterogenee per età (tra i venti e i sessanta anni).
La riunione era presieduta da quello che era stato designato dai capi come responsabile del gruppo, un giovane venticinquenne.
La catechesi iniziò dal passo evangelico del figliol prodigo. Nessun accenno alla gratuità dell’abbraccio del padre, alla misericordia. Il suo commento si concentrò sulla responsabilità del figlio maggiore che aveva risposto male al padre.
“Questa è la parte che è stata trascritta nei vangeli – disse – ma in realtà c’è un prosieguo. Quando il figlio maggiore morì e si presentò a san Pietro per il giudizio finale, Pietro prese il volume dove era stato trascritto il suo comportamento lungo la vita. Una vita irreprensibile con solo una piccola ‘bruciatura’, una macchia formatasi il giorno in cui aveva risposto male al padre. Ecco perchè, nonostante una vita irreprensibile, per quella insubordinazione non era riuscito a passare per l’imbuto e salvarsi.”
La ragazza resisteva, gridava e si dibatteva ferocemente. Stavo per intervenire quando dalla sagrestia entrò padre Cavalli. L’esorcismo (ma più probabilmente la stanchezza) calmò in pochi minuti la ragazza. La trascinarono fuori probabilmente svenuta.
Raccontai sconvolto l’avvenimento alle persone del “direttorio” che conoscevo di più. Mi fu risposto che l’esorcismo era stato necessario perché quella giovane donna era posseduta da un demonio, infatti aveva una relazione con un uomo sposato e le grida che avevo sentito erano dello spirito immondo che resisteva all’esorcismo.
Restai dell’idea che quella donna gridava di paura e che se tutte le donne che hanno una relazione con un uomo sposato fossero possedute dal demonio…
Una decina di giorni dopo ci fu un grande happening in un paesino etneo. Eravamo in una enorme villa che, secondo quanto dicevano, era stata regalata alla comunità da un facoltoso notabile. C’erano moltissime persone, compresi bambini.
Mi dicevano alcuni partecipanti che la comunità coinvolgeva più di diecimila persone non solo di Catania e provincia, ma anche della provincia di Messina e perfino di Reggio Calabria.
La mattina era stata caratterizzat da una naturale e gradevole familiarità. Poi pranzo a sacco e nel pomeriggio una riunione plenaria con Piero Capuana.
Il tono festante del mattino ora diventava sempre più mistico. Capuano era seduto al centro: adoranti, tutti aspettavano che entrasse in trance e parlasse ispirato dallo Spirito Santo. Pochi minuti e cominciò a parlare lentamente, la testa reclinata all’indietro con la voce cavernosa.
La sera litigai con mia moglie e gli amici che ci avevano fatto conoscere questo gruppo, ma cedetti alla loro richiesta di continuare a frequentarlo, sperando che le cose prendessero una piega diversa.
La domenica successiva al grande happening, nuova gita stavolta nel terreno di proprietà di Capuano. C’è da vendemmiare. “Gli operai della vigna del Signore” così ci chiamavano. Anche stavolta eravamo in tantissimi. I responsabili dei vari gruppi divisero “gli operai” e cominciò la vendemmia. Dopo alcune ore, pausa pranzo. Ma il “signore della vigna” non offrì nulla ai suoi “operai” anzi vino e uova furono venduti a prezzi molto superiori a quelli di mercato.
Come la domenica precedente, mi arrabbiai con mia moglie e i miei amici per l’evidente sfruttamento; stavolta mia moglie si convinse a lasciare il gruppo e, per rispetto, decidemmo di comunicarlo la domenica successiva dopo la messa.
Quando comunicammo la nostra intenzione di non frequentare più il gruppo, fummo aspramente accusati di tradimento e di scarsa fede. Mi colpì una frase del presidente del mio gruppo, a causa di quel ‘tradimento’ avrebbe dovuto pagare una salatissima multa.
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…
View Comments
provo tenerezza ed un poco di pena per le persone che ingenuamente hanno creduto nei poteri dell'arcangelo Gabriele. Non la provo per l'onorevole Domenico Rotella o per il figlio del guru perchè mantenevano in vita la struttura per ragioni puramente elettorali. Con il processo penale dovrebbe mettersi in moto l'andamente decrescemte della potenza politica di Rotella , molto noto negli uffici urbanistici della città di Catania e ad Ognina in particolare.