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Attese snervanti e comunicazioni carenti, l'altra faccia del Giro d'Italia


Vecchie biciclette recuperate e tinteggiate di rosa hanno decorato le vetrine dei negozi insieme a palloncini, fiori, festoni, tutti rigorosamente rosa, per accogliere e festeggiare il transito dei ciclisti del Giro d’Italia nei paesi etnei.
Addobbi graziosi, ma di cui presto non resterà che il ricordo e qualche foto.
Ricaduta meno occasionale ed effimera potrebbe essere forse la riscoperta della bicicletta, poco adoperata in questi paesi non certo pianeggianti, ma utilizzata molto in questi giorni da ragazzi di tutte le età che, da soli o in gruppetti spontanei, l’hanno ‘inforcata’, e si sono divertiti. E non stiamo parlando di gruppi organizzati di amatori, che hanno già una loro identità.
Per i giovanissimi della scuola primaria c’è stato il progetto BiciScuola, pensato per avvicinare i giovanissimi al ciclismo ma anche sensibilizzarli su temi quali il rispetto dell’ambiente e l’uso delle due ruote, l’educazione stradale e un’alimentazione corretta.
Troppo poco, tuttavia, per un evento di così grande risonanza. A parte i frettolosi lavori di riparazione delle strade sconnesse, altre osservazioni critiche si possono fare.
E noi pubblichiamo oggi quelle di Fabio, nostro amico e lettore. Eccole.
“Attese snervanti, auto in doppia fila, strade bloccate, tensioni tra automobilisti, è l’altra faccia del Giro d’Italia, giunto ormai alla sua centesima edizione, alle prese con le realtà locali siciliane.

Alla quarta e quinta tappa, l’organizzazione impeccabile di RCS Sport e Unione Ciclistica Internazionale ha dovuto confrontarsi con la realtà locali, probabilmente non ancora pronte ad eventi di tale portata.
Migliaia le persone, curiosi attratti dal fascino dell’evento si sono recati nell’area tirrenica, alle pendici dell’Etna e nell’area jonica per assistere al passaggio dei ciclisti, ma raggiungere il circuito non è stato per nulla facile.
Poche le aree di parcheggio e le tribune per gli spettatori, scarsi i servizi di comunicazione ed informazione turistica.
Probabilmente gli enti locali non hanno compreso a pieno la portata dell’evento o non hanno adeguate competenze. Un’occasione sprecata per la promozione e la valorizzazione del nostro territorio.
Nell’era della comunicazione digitale la realizzazione di un sito internet dedicato, magari in lingua inglese oltre che italiana, sarebbe stato utile, o forse necessario, per fornire le giuste indicazioni sulla fruizione dell’evento ai numerosi visitatori.
Almeno un sito per comunicare orari di apertura e chiusura delle strade, percorsi consigliati, le aree per il pubblico, le aree di ristoro e – perché no – percorsi turistici consigliati da proporre a chi, arrivato per il Giro, prevedeva la possibilità di restare per qualche giorno, alla scoperta delle località circostanti.
Gli enti locali non hanno neanche saputo approfittare della presenza di numerose TV internazionali attraverso le quali avrebbero potuto promuovere l’immagine della Sicilia nel mondo”.

Argo

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