7 aprile 2017, la nave Aquarius di S.O.S. Mediterranèe approda al porto di Catania con a bordo 432 migranti, salvati in 3 interventi al largo delle coste libiche.
Una notizia, purtroppo, “normale” se negli ultimi mesi non avessimo assistito a un tam tam mediatico secondo il quale le navi delle Ong (organizzazioni non governative) agirebbero d’accordo con i trafficanti di esseri umani per far affluire i migranti in Italia.
Tutto inizia con un servizio di Striscia la notizia (10 marzo) che intervistava il blogger Luca Donadel.
Secondo quest’ultimo, le navi delle Ong arrivano in un punto fisso, interno alle acque territoriali libiche, “caricano” i migranti e invece di portarli in un porto tunisino (come, secondo il blogger, prevederebbe la Convenzione delle Nazioni Unite), li fanno arrivare, per interessi economici, nei porti italiani.
Accuse subito smentite dalle Ong.
Infatti, la Convenzione delle Nazioni Unite parla di place of safety, cioè di luoghi in cui i migranti non corrano rischi per la loro incolumità, e non di “porto più vicino”, mentre la rotta delle navi, così come i luoghi di soccorso sono stabiliti dal Ministero dei Trasporti, più precisamente dal Centro di coordinamento del salvataggio in mare.
Se a tutto ciò aggiungiamo che la guardia costiera libica non è affidabile e che la Tunisia si rifiuta di accogliere i migranti provenienti dalla Libia e da Malta, ogni polemica appare del tutto pretestuosa.
In effetti, dietro le parole del blogger c’è di più. Infatti, già nel 2014, l’agenzia europea Frontex (che, come si legge nel sito istituzionale, “aiuta i paesi dell’UE e i paesi associati alla zona Schengen a gestire le loro frontiere esterne. Contribuisce anche ad armonizzare i controlli alle frontiere in tutta l’UE”) ha accusato il governo italiano di salvare, attraverso l’operazione Mare Nostrum, troppi migranti.
Mentre il procuratore capo di Catania, Zuccaro, si è interrogato sui finanziamenti delle Ong e ha affermato che la presenza delle navi davanti alle coste libiche impedisce le indagini sui facilitatori, cioè gli scafisti.
Come si legge su Il Manifesto, “Ancora una volta, non si riesce o non si vuole comprendere che i ‘facilitatori’ sono un falso problema, e che quello vero è la disperazione di centinaia di migliaia di abitanti dell’Africa che cercano una chance di sopravvivenza o vita migliore in Europa. Criminalizzare di fatto le Ong serve solo a perpetuare la straordinaria ipocrisia dell’Europa in materia di migrazioni”.
In una conferenza stampa, tenuta a Catania a bordo della nave Aquarius, gestita da S.O.S. Mediterranèe e Medici Senza Frontiere, Francia Sophie Beau (Vicepresidente di SOS) non solo ha ribadito che non esiste nessun legame con chi gestisce le partenze dei migranti, ma ha sottolineato che, al contrario, ci si dovrebbe concentrare sul fatto che le azioni di salvataggio nel Mediterraneo non sono assolutamente sufficienti per far fronte a una tragedia umanitaria di dimensioni incredibili, visto che negli ultimi 15 anni sono scomparse in mare 45.000 persone.
”In un anno – ha aggiunto Beau – abbiamo acquisto anche l’esperienza e la documentazione necessaria per capire come, dove e quando andare a recuperare profughi tenendo anche presente che è fondamentale arrivare il prima possibile. Anche un’ora può fare la differenza. Quello che è stato dimostrato è che in linea di massima sono 10-15 le ore in cui una persona in quelle condizioni può sopravvivere in mare”.
Boicottare o ostacolare il lavoro delle Ong servirà solo a far crescere i costi umani, magari facendo contento chi, come nel passato il governo Cameron, ha affermato la necessità di non soccorrere più i migranti in mare per non facilitare l’immigrazione clandestina.
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