Neanche a farlo apposta è catanese doc ed appartiene ad una ‘famiglia’ che conta. E’ il re delle slot, Gaetano Corallo.
Il fatto di essere accusato di evasione fiscale per centinaia di milioni non gli impedisce , però, di rimanere titolare delle concessioni di stato.
Sempre che il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone non riesca a fermarlo ottenendo il ritiro delle autorizzazioni. Per raggiungere l’obiettivo ha cominciato con lo scrivere una lettera al prefetto di Roma.
Cantone vi ripercorre le tappe dell’irresistibile ascesa del padrone delle macchinette , dal 2004 ad oggi. Con una gestione spregiudicata -anche a dire della Corte dei Conti- il catanese è diventato sempre più ricco e l’erario sempre più povero. Nemmeno l’arresto ha bloccato gli affari e il monopolio dei Corallo. Ora l’Anac auspica la decadenza della concessione e il suo effettivo commissariamento.
Di Gaetano Corallo parla il grande pentito della mafia catanese, Antonino Calderone, ‘cannarozzo d’argento’. Di lui e del suo piccolo Cessna 421, un aereo con il quale insieme al boss Nitto Santapaola gestiva il traffico del gioco d’azzardo portando i giocatori fino alle sale da gioco dei Caraibi, a Sint Maarten, ad esempio.
Una bell’accoppiata quella di Santapaola/Corallo. Il primo e’ il capo della mafia catanese condannato all’ergastolo per decine di omicidi e per le stragi del 1992-93. Corallo è un suo amico e socio fidatissimo, condannato come capo della storica associazione criminale che si era impadronita dei casinò di Campione e Sanremo.
Il figlio, Corallo junior, Francesco, supera il padre e fonda il gruppo Atlantis-Bplus (nel 2015 ribattezzato Global Starnet) ottenendo dallo Stato, dal 2004 fino ad oggi, la concessione miliardaria per le macchinette mangiasoldi. Anch’egli e’ stato arrestato nell’isola di Sint Maarten, quella del tesoro di suo padre.
Ciò non gli ha impedito però di sottrarre al fisco italiano attraverso società off shore ben 250 milioni di euro. Ora i Monopoli di Stato hanno avviato la procedura per la revoca della concessione. Ci riusciranno? Finora i Corallo sono passati indenni attraverso le peggiori tempeste giudiziarie tra coperture e protezioni talmente complesse che è anche difficile raccontarle.
Corallo parte da Catania va a Campione e a Sanremo dove diventa il re degli usurai. Ma il nord d’Italia e’ solo il trampolino di lancio verso i Caraibi dove fonda un impero tra casino’, ristoranti, piano bar, residence e hotel.
Viene arrestato nel 1983 con la prima inchiesta sulla mafia al Nord: ha corrotto politici, scorazzato con boss come Santapaola che ha pure ospitato e viene condannato per associazione mafiosa. Poi, però, la Cassazione annulla l’accusa di mafia. Alla fine , dopo due amnistie e varie riduzioni, la sua statura criminale e’ solo quella di un pregiudicato comune al quale non vengono applicate confische antimafia.
Il figlio Francesco, catanese del 1960, sbarca a Sint Maarten a 23 anni per sostituire il padre inquisito e riesce a diventare concessionario dello Stato italiano. Nel 2004 il governo Berlusconi concede ai privati il business delle macchinette mangiasoldi. Se l’aggiudicano in dieci; una e’ una misteriosa società offshore, l’Atlantis World, fondata a Sint Maarten poco tempo prima, il 17 marzo 2004, con 30 mila dollari di capitale, di cui solo 6 mila versati.
Ne e’ a capo Francesco Corallo, il figlio del pregiudicato, che così, scommettendo 6 mila dollari con una offshore, può invadere l’Italia con le prime 70 mila macchinette mangiasoldi. Con la benedizione dello Stato che lascia agli aggiudicatari il grosso della torta. Secondo i magistrati Francesco Corallo ha frodato il fisco con molti altri metodi almeno fino al 2014 e risulta aver incamerato almeno un miliardo e mezzo.
Nonostante la clamorosa condanna del padre ha sempre beneficiato di coperture politiche, da Tremonti a Fini e ai suoi parenti acquisiti, i Tulliani. Corallo esce indenne da inchieste giudiziarie rovinose, corruzioni bancarie, riciclaggi. E torna anche l’accusa di mafia.
In attesa che i Monopoli valutino le nuove accuse, Corallo continua a godere di «una posizione unica e dominante», come scrivono i giudici che lo hanno arrestato. Tra il 2011 e il 2013, infatti, mentre tutti gli altri 13 concessionari hanno dovuto affrontare una nuova gara e rispettare regole anticrimine più severe, per Corallo vale ancora la vecchia concessione scaduta.
Oggi e’ infatti obbligatorio identificare il «titolare effettivo» della concessione statale. E la società non può essere gestita da soggetti condannati o inquisiti per gravi reati. Corallo, però, anche se in carcere, continua a guadagnare destreggiandosi attraverso una ridda di ricorsi, verdetti, riesami, sentenze impugnate che vedono il Tar, il Consiglio di Stato, la Corte Costituzionale e poi la Cassazione e persino la Corte europea di Giustizia.
Paolo Biodani, ‘Il paese delle slot: premiato casinò Corallo’
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Grazie dell’articolo che e’ anche molto coraggioso. Questo tipo di attivita’ sono una delle ragioni per cui attivita’ oneste non possono competere. In Italia vige la legge dela giungla. A parte i fatti sopra, fosse per me chiuderei sale da gioco che distruggono vite e rovinano intere famiglie complice dello stato italiano che non alza un dito per non perdere i milioni di euro che incassa sulla pelle e le pene dei giocatori d’azzardo.