Garantire qualità e quantità nei servizi ai ragazzi e ragazze diversamente abili con servizi che funzionino a 360° e stabilendo rapporti virtuosi fra istituzioni scolastiche e famiglie. A fornire questi servizi non sono solo gli insegnati di sostegno ma anche educatori specializzati in assistenza alla comunicazione (conoscono, ad esempio, la lingua dei sordi), assistenza igienico sanitaria ed altro.
Queste figure professionali, molto importanti per garantire il diritto all’istruzione e alla socializzazione di bambini e ragazzi con problemi, dipendono da Comune e Provincia e sono nominati con ritardo con notevoli disagi per gli utenti. E la situazione non accenna davvero a migliorare.
La Regione Siciliana, sino ad oggi, ha stanziato solo il 70% delle risorse necessarie per il 2017 e ad essere preoccuparti non sono solo i lavoratori ma anche, e forse soprattutto, le famiglie.
Del problema, su iniziativa dei Cobas (Confederazione dei Comitati di Base), si è discusso giovedì 9 febbraio nella sala conferenze dell’ex provincia regionale di Catania.
In un clima di grande attenzione, con molte persone rimaste in piedi ad ascoltare, hanno fatto al loro relazione introduttiva le operatrici del settore Elisabetta Sapuppo (pedagogista) e Loredana Gentile (psicologa). Tra i fattori importanti sottolineati l’importantanza della continuità di questi servizi di supporto e la possibilità, per le famiglie, di poter scegliere (da un apposito albo) gli operatori cui affidare i propri figli e con i quali condividere i percorsi educativo-didattici.
Valeria Pappalardo (dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo San Giovanni Bosco di Catania) ha ricordato come queste figure specialistiche debbano essere inserite pienamente nel quotidiano scolastico, in un rapporto organico con i docenti di sostegno e gli stessi consigli di classe e che, per far questo, occorre aumentare il numero delle ore e far coincidere l’inizio dei servizi con l’avvio dell’anno scolastico.
Introducendo i lavori, Nino De Cristofaro (insegnante ed esponente dei Cobas) aveva ricordato che la Costituzione italiana considera istruzione e salute come diritti, e, in quanto tali, devono essere garantiti trovando le risorse disponibili ed, eventualmente, tagliando la spesa in settori meno importanti.
Si era inoltre soffermato sui pericoli presenti nella legge delega in discussione in questi giorni in Parlamento per l’attuazione della 107/15, la cosiddetta “buona scuola”. Il decreto prevede importanti cambiamenti rispetto a quanto disciplinato dalla legge 104 e, se dovesse essere approvato nella formulazione attuale, comporterebbe una riduzione del diritto al sostegno.
Attualmente, infatti, il numero di ore di cui ogni ragazzo diversamente abile potrà usufruire viene deciso dal Consiglio di classe sulla base della certificazione dell’Asl. A decidere, se passasse la proposta in discussione, non sarebbero più i Consigli di classe ma Commissioni provinciali che potrebbero essere guidate prevalentemente da criteri di risparmio economico. Il tutto senza nessuna possibilità di intervento da parte delle famiglie.
In sostanza, la delega accentuerebbe quanto avvenuto negli ultimi anni per cui le ore di sostegno sono state progressivamente ridotte, non perché ne servissero di meno, ma, esclusivamente, per risparmiare.
Tanti gli interventi delle Associazioni presenti (non vedenti, non udenti, autistici, ecc.) che hanno chiesto agli Enti Locali (era presente l’assessore al Welfare del comune di Catania, Angelo Villari) di fare scelte chiare e di non trincerarsi dietro la mancanza di risorse. L’assessore ha risposto positivamente, senza negare i problemi, ma garantendo la continuità dei servizi, almeno sino alla conclusione di quest’anno scolastico.
Tenendo conto delle criticità presenti e dei pericoli legati alla discussione parlamentare, tutti i partecipanti si sono dati appuntamento giorno 16 alle 16,00 presso l’I.C. San Giovanni Bosco, per elaborare un documento comune sulla delega della 107 e individuare una piattaforma condivisa da presentare alla regione Sicilia.
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