Non è un episodio isolato. Troviamo sui social network notizie relative ad “un ampio consesso di giovani diciottenni, sparpagliato su tutto il territorio nazionale, deciso a cedere il proprio bonus cultura di 500 euro in cambio di pagamento in contanti attestato sui 200 euro”.
C’è anche qualcuno che si offre volontario per lo scambio, “Più coca per voi, più Dostoevskij per me”.
Il buono in questione è evidentemente il Bonus Cultura che la Presidenza del Consiglio e il Ministero dei Beni Culturali ha destinato ai diciottenni e che può essere speso per “cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza”.
Un tentativo di incoraggiare la fruizione di eventi culturali e l’acquisto di libri? Forse. Magari anche quello di dare una spintarella all’economia, mettendo in gioco quegli ‘esercenti’ che saranno destinatari dei buoni.
Ci risulta che alcuni giovani hanno davvero utilizzato il bonus in modo pertinente e tratto vantaggio da questa opportunità. Si tratta di ragazzi che già leggono e frequentano i musei, in genere hanno famiglie con un buon livello culturale che hanno ‘seminato’ in loro l’interesse e l’attenzione verso l’arte, la letteratura, la buona musica.
E gli altri? Per lo più non sono interessati. In genere distratti dalle sollecitazioni pubblicitarie e dall’ansia di avere in tasca il denaro necessario ad acquistare ciò che la pubblicità continuamente propone, oppure attratti da miti e interessi che con la cultura hanno poco a che fare.
Chi – oltre alla famiglia – dovrebbe insegnare ad un adolescente il valore dell’arte e della poesia? Toccherebbe alla scuola. Una scuola che questo governo ha continuato a depotenziare, come avevano già fatto i governi precedenti.
Può quindi questa elargizione, in cui qualcuno ha visto solo una ‘mancia’ pre-elettorale, sollecitare davvero un maggior interesse verso la cultura mentre il luogo naturale, e pubblico in cui questo interesse dovrebbe maturare riduce la propria “spinta propulsiva”?
Qual è il senso del bonus se, contemporaneamente, viene tagliato il “tempo scuola”, se materie significative, e decisive, nella formazione culturale sono state, se non espulse dai curricoli, fortemente ridimensionate, sino a far perdere il senso stesso della loro presenza?
E non parliamo della grande innovazione formativa rappresentata dall’alternanza scuola lavoro da svolgere in un Mac Donald! Un modo, certamente, per favorire la crescita dell’interesse culturale …
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Che tristezza deformare la legge sulla “buona scuola” riducendola al taglio del tempo scuola (provvedimento che riguarda alcuni indirizzi, contenuto nel Riordino del secondo ciclo), all'“espulsione” di alcune materie dai curricoli, ed alla “grande innovazione formativa rappresentata dall’alternanza scuola lavoro”. E pensare che quelle derise sono alcune delle forme con cui si è cercato di riportare a sistema le migliori esperienze di molte scuole del nostro Paese!
Mi sembra che le tre "perle" citate bastino per portarci a dire: Rinuncio volentieri alla "buona scuola", ma, restituitemi -soprattutto per i miei figli-semplicemente LA SCUOLA!
LA SCUOLA, quella cui dobbiamo la nostra formazione,di PERSONE LIBERE, prima che essa fosse abbattuta dalla raffica "di riforme", successive alla caduta del muro di Berlino, dovute a "legislatori" -essi, in apparenza, di segno partitico opposto, ma, nella sostanza, tutti in "commovente", consonanza d'intenti: il servizio al sopraggiunto mercato globale!