Misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. E’ il Pil, così come viene definito dall’attrice Maria Giulia Campiolo a conclusione dello spettacolo da lei creato e recitato, “E tu di che Pil sei?”.
Rappresentato di recente a San Giovanni Galermo, presso la Cooperativa Prospettiva, il monologo propone, in modo vivace e appassionato, una riflessione sulla nostra economia.
Un’economia che sceglie di spendere fior di milioni di dollari per salvare le banche, ma non trova i soldi per assicurare i servizi essenziali ai cittadini. Un’economia ossessionata dall’idea della crescita ma che – a dire di Campiolo – non tiene in nessun conto nè la salute dei nostri figli né la qualità della loro istruzione, e certo non dà spazio alla bellezza della poesia.
Tanto meno il Pil può misurare quelle qualità personali che ci aiutano a vivere, il coraggio, l’ingegno, la saggezza.
Nè può darci la felicità, quella felicità assicurata dalle piccole cose ricordate nella canzone di Albano e Romina, canticchiata da Campioli nel corso del suo assolo.
Non è un caso che lo spettacolo sia nato con la collaborazione di un gruppo soci di Banca Etica di Modena.
Anche a Catania è stato proposto da Banca Etica, insieme a Libera e al Centro Volontariato Etneo, in un momento in cui si stanno definendo nel nostro territorio nuovi Gruppi di Iniziativa Territoriale (GIT) di Banca Etica, che riuniscono soci impegnati a promuovere una diversa ‘cultura’ del denaro e dell’economia.
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