Da oggi la città perde uno dei suoi motivi di vanto. Si chiude l’esperienza dei volontari di Mani Tese a Monte Po, dopo 14 anni di impegno attivo nel quartiere e di bellissime occasioni offerte ai ragazzi che hanno vissuto, insieme ai volontari, momenti unici di alto valore educativo.
Fare tornare in vita, contando sulle proprie forze, il campetto di calcio comunale abbandonato, trasformandolo in luogo di aggregazione e di sana attività fisica e gestendolo in tutti i suoi aspetti, dalla pulizia alla potatura delle piante, alla periodica sistemazione del manto erboso e della rete di recinzione, come Argo ha più volte raccontato.
E poi la conquista della illuminazione pubblica e la costruzione di una utilissima fontanella, realizzata con l’aiuto di adulti del luogo, e la dedica ad un compagno che, a soli 16 anni, li ha lasciati per una grave malattia, Nino Russo.
Ma la cura del campetto non è stata l’unica attività dei volontari di Mani Tese. Non sono mancate le iniziative a sostegno dei bisogni scolatici dei bambini, con il doposcuola gratuito, i momenti festosi, i laboratori, la realizzazione di murales, la costruzione e il lancio di aquiloni.
Senza dimenticare l’orto curato dai bambini, in cui sono stati prodotti pomodori, melanzane e piante aromatiche là dove fino a poco prima regnava la spazzatura.
Soprattutto si è insistito sulla libertà dai condizionamenti politici. I giovani che hanno partecipato a questa esperienza sono stati educati a non chiedere favori alle autorità ma solo il riconoscimento dei propri diritti. Sono stati indotti a mantenere la dignità, a non scambiare il soddisfacimento delle proprie esigenze con voti o altri ‘servizi’ ad uomini politici di qualunque orientamento.
E’ stato questo a dare fastidio? O avranno prevalso, in alcuni giovani residenti, la voglia di protagonismo e il timore di essere ‘offuscati’ nella visibilità?
Lorenzo Valastro, principale artefice, insieme ad altri volontari, di questo ‘miracolo’, non si sbottona. Sul gruppo Facebook “Mani Tese e i ragazzi liberi di Monte Po” si è limitato a scrivere “non ci sono più le condizioni per andare avanti serenamente”, e anche a voce aggiunge poco. Non vuole creare ulteriori motivi di divisione all’interno del quartiere.
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“Le voci diffuse quest’anno (tra l’altro mai documentate), che hanno creato un clima poco sereno per proseguire le attività” hanno già determinato una spaccatura tra chi vorrebbe che la presenza di Mani Tese a Monte Po continuasse e chi vorrebbe allontanare gli ‘indesiderati’ perchè esterni al quartiere.
Meglio allora mettersi da parte senza scatenare una ‘guerra’, che non sarebbe utile al quartiere e contrasterebbe con i valori di rispetto degli altri e di solidarietà, di cui Mani Tese si è fatta in questi anni portavoce, insieme a quelli di giustizia sociale e di rispetto dell’ambiente.
Nel suo post Valastro si limita a rivendicare quanto l’associazione ha realizzato a Monte Po in questi anni e fa un rendiconto puntuale delle spese sostenute per le varie iniziative, a fronte delle quali nessuna richiesta di soldi è stata fatta agli abitanti del quartiere.
Gli incassi provengono soprattutto dalle tende dell’usato, tipiche di Mani Tese, in cui vengono rivenduti a prezzi stracciati oggetti in buone condizioni offerti da volontari e simpatizzanti.
Un tipo di iniziativa che permette anche di educare al riutilizzo di quello che può ancora servire, evitando sprechi dannosi all’ambiente e contrastando il consumismo.
Non solo. Le tende, nei giorni in cui sono rimaste montate, sono diventate dei veri e propri centri di aggregazione. “In quei giorni – scrive Valastro – abbiamo ricevuto l’apprezzamento di tanti genitori perché si sentivano sicuri nel sapere che i propri figli erano raccolti sotto la tenda di Mani Tese anziché rimanere in strada”.
Altri introiti per le attività realizzate sono arrivati da donazioni libere, come quella di Addio Pizzo Catania per la costruzione della fontanella.
Le cifre ancora presenti nel fondo cassa e le attrezzature acquistate per il quartiere non saranno portate via da Mani Tese ma devolute a quella che viene definita “l’unica realta’ presente a Monte Po con cui condividiamo gli stessi valori, la parrocchia Santa Maria di Nuovaluce di Monte Po”.
Ma dietro l’apparente sereno distacco con cui i volontari lasciano il quartiere c’è emozione e, paradossalmente, anche speranza.
“Siamo sicuri che i bambini e i ragazzi che con noi hanno giocato, lavorato, festeggiato, costruito, pulito, colorato, che si sono confrontati gli uni con gli altri, che hanno gioito o si sono arrabbiati, che si sono fatti venire dei dubbi, che hanno visto le cose da un altro punto di vista, che hanno fatto fatica…siamo sicuri che tutti loro saranno una risorsa preziosa per il futuro del quartiere di Monte Po e della città di Catania” scrivono.
E Valastro aggiunge, come messaggio personale, una dedica “a tutti i bambini, i ragazzi e i genitori” per i quali ha speso, in questi 14 anni, entusiasmo, passione ed energia.
“A tutti voi dottori piccoli e grandi e a te caro Nino: sono felice nonostante tutto di aver scelto questo quartiere perche’ questa esperienza vissuta ogni ora al vostro fianco mi ha regalato le amicizie più vere che rimarranno comunque eterne. Se non vi avessi conosciuto e senza la vostra amicizia la mia vita non avrebbe avuto lo stesso valore. Ora forse capite il significato della parola dottore: non le medicine, ma siete stati voi a curarmi, a risollevarmi, a dare un senso a questa mia vita”.
Un altro “trofeo” amministrativo, politico, sociale di cui Enzo Bianco può vantarsi.