Particolarmente contestato, dai manifestanti, il recente dissequestro della struttura “un’ulteriore provocazione – secondo il Coordinamento regionale dei Comitati No Muos – contro il diritto alla salute ed il ripudio della guerra, visto che è stata costruita illegittimamente ed abusivamente, in violazione del Regolamento della Riserva della Sughereta (Sito d’Interesse Comunitario), dove vige l’inedificabilità assoluta”.
Se qualcuno pensava che le decisioni negative di una parte della magistratura avrebbero “stroncato” il movimento, la mobilitazione ha dimostrato che i Comitati, veri protagonisti della mobilitazione (erano presenti anche delegazioni dei Cobas e degli altri sindacati di base e dei partiti collocati alla sinistra del PD), non sono disposti a mollare.
E anche i tanti divieti che le forze dell’ordine avevano imposto rispetto alla manifestazione, uno dopo l’altro, sono caduti nel vuoto.
Ancora una volta sono state tagliate parti significative della rete di recinzione e il corteo si è concluso al di là del percorso imposto dalle autorità.
Ma torniamo al dissequestro delle parabole. Il 5 agosto 2016 la quinta sezione del Tribunale del riesame di Catania ha disposto “la revoca del decreto di sequestro emesso il 31 marzo del 2015 dal Gip di Caltagirone e la restituzione del Muos al ministero della Difesa”.
Per il Tribunale, infatti, “non ci sono vizi negli atti amministrativi”. Vale la pena ricordare che i sigilli erano stati disposti per violazione del vincolo paesaggistico di inedificabilità assoluta presente in una riserva naturale, al quale sono sottoposte anche le costruzioni di carattere militare.
Tutto il movimento No Muos ha, ovviamente, criticato una tale decisione, forte anche del parere giuridico degli avvocati Sebastiano Papandrea, Paola Ottaviano e Nicola Giudice (legali del Coordinamento regionale dei Comitati No Muos) che non solo non hanno condiviso il merito della sentenza, ma hanno preannunciato l’inizio di nuove azioni legali, a partire dalla presentazione di un ricorso per revocazione della Sentenza definitiva del CGA.
Innanzitutto, va tenuto conto del fatto che la base di Niscemi, malgrado sia collocata in territorio italiano, è fra quelle classificate a finanziamento U.S.A. e di uso esclusivo U.S.A.
Da un lato, appare perciò strano che a chiedere il dissequestro della struttura sia stato il ministero della Difesa Italiano, che non esercita, né può esercitare, alcun controllo e che il 31 ottobre 2006 aveva dichiarato che: “ le forze armate italiane non hanno interesse alla futura acquisizione delle opere in caso di eventuale dismissione statunitense”.
Non si tratta, infatti, “di istallazione Nato, cosa peraltro resa evidente dalla collocazione di una delle stazioni ricetrasmittenti in territorio australiano che è paese non aderente alla Nato. […] malgrado la presenza sul territorio Italiano, il nostro Stato non ha alcun potere di controllo né di veto all’esercizio in caso di utilizzazione per conflitti ai quali l’Italia è estranea.”
Rispetto al sequestro disposto dal Gip di Caltagirone, il tribunale del riesame ha ritenuto che i vincoli urbanistici, in questo caso non sussistessero.
Secondo i legali “è di tutta evidenza che il regolamento della riserva, con i relativi divieti non è norma urbanistica ma norma ambientale che andava, quindi, rispettata, ai sensi dell’art. 352”; concludendo, su questo punto, che: “ne consegue logicamente che non sia applicabile alla realizzazione del MUOS, stante la specificazione dell’art. 353 del D.lgs 66/2010 la disciplina di cui all’art. 7 del D.P.R. 380/2001 e le opere abbisognassero quindi di ordinaria concessione edilizia [mai rilasciata, n.d.r.] da parte del Comune territorialmente competente”.
Tra mobilitazioni e battaglie legali, se è difficile indovinare quale sarà la conclusione, si
Leggi la memoria dei legali del Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos
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