Parlare di incarichi mentre in Città si discute, per evitare la “bancarotta”, di un piano di rientro “lacrime e sangue” (svendita del patrimonio immobiliare pubblico, aumento delle tariffe, privatizzazione della rete del gas) potrebbe sembrare del tutto secondario.
Al contrario, questa vicenda, pur nelle sue ridotte dimensioni, ben rappresenta il più che discutibile modo di gestire la cosa pubblica (il bene comune). Un metodo, nonostante l’avvicendarsi delle Amministrazioni, che penalizza la Città, le risorse di cui essa dispone e contribuisce a rendere più opaca e inefficiente la macchina comunale.
Del resto, visto che un numero significativo degli attuali amministratori (giunta di centro-sinistra) proviene dalle fila dei supporter della precedente giunta (di centro-destra) non c’è nulla di cui meravigliarsi.
Ma torniamo agli incarichi. Secondo il bando, la “procedura selettiva avverrà, in primo luogo, per mezzo di una valutazione del curriculum vitae”, successivamente, ogni candidato verrà sottoposto a un colloquio.
Sembrerebbe tutto “in regola”, se nel bando non si leggesse anche che “la selezione non produrrà una graduatoria vincolante ma schede valutative e comparative.
Il Sindaco con proprio provvedimento procederà ad individuare il soggetto cui conferire l’incarico tra quelli risultati idonei, anche con specifico riferimento alle competenze e professionalità che risultano più aderenti con gli obiettivi programmati dall’Ente”.
In sostanza, c’è una graduatoria pubblica (anche se non siamo riusciti a trovare il documento relativo alla valutazione dei curricola dei singoli candidati), ma il Sindaco non è tenuto a rispettarla!
E, infatti, per quanto riguarda l’Area Amministrativa, nonostante nella fascia A (nella quale sono collocati i candidati che hanno ottenuto i maggiori punteggi) ci fossero ben 6 candidati, i tre incarichi sono stati dati a due candidati della prima fascia e a uno collocato in fascia B.
Di fronte a questa conclusione, sorge spontaneo il dubbio sulla correttezza di tale procedura.
Più precisamente, di fronte a un incarico dirigenziale si può procedere sulla base di criteri esclusivamente fiduciari, del cosiddetto ‘intuitu personae’?
Secondo il bando del Comune di Catania sì, secondo il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria no (Sezione Prima, sentenza n. 192 del 30 aprile 2015) .
Secondo il TAR, infatti, “la scelta ‘intuitu personae’, motivata con l’esigenza di un rapporto di fiducia tipico del profilo dirigenziale, risulterebbe preordinata non già alla scelta del Dirigente migliore bensì a quello ‘maggiormente affine’ all’indirizzo politico dell’amministrazione […] con grave pregiudizio per lo stesso principio di separazione tra attività di indirizzo politico e attività di gestione amministrativa sancita dal Codice sul Pubblico Impiego (artt. 113 e seg.) e dallo stesso TUEL (art.107) principio ritenuto – anche di recente – espressione del buon andamento (Corte Costituzionale sentenza 3 maggio 2013, n. 81) e che non avrebbe alcun significato ove la scelta del Dirigente fosse a monte ‘intuitu personae’”.
E’ troppo chiedere all’attuale Amministrazione catanese di fare, in questo caso, un passo indietro?
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