Vengono denunciate l’incapacità dell’Ente gestore, la Città Metropolitana di Catania, di tutelare questa importantissima area protetta e il totale silenzio della Regione, a cui spetterebbe il ruolo di indirizzo e controllo.
Gravi anche le responsabilità del Comune che non ha redatto il Piano di utilizzo, a detta di Legambiente perchè “non intende affrontare il problema dell’abusivismo edilizio, vero cancro dell’area protetta”.
Che l’Oasi fosse abbandonata a se stessa lo hanno verificato di persona tutti coloro che vi si sono recati di recente e lo dimostra lo stesso sito web, ricco di belle immagini e di informazioni di carattere generale ma fermo da più di due anni: l’ultima ‘notizia’ risale infatti al 18 aprile del 2014.
Di questo abbandono e del recente disastro, le amministrazioni locali sono resposabili non solo nei confronti del nostro territorio e di noi cittadini ma anche dell’Unione Europea. La riserva, che ospita anche specie migratrici che vi trovano le condizioni adatte per svernare e nidificare, è stata infatti individuata quale Zona di Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria.
Per una simile catastrofe, scrive Legambiente, “in un paese civile ci attenderemmo immediati provvedimenti o le dimissioni dei responsabili“. Nulla di questo accadrà, ma l’associazione intende attivarsi e chiedere alla Regione Siciliana di indire una riunione con Città Metropolitana e Comune. Inviterà contestualmente il Ministero dell’Ambiente ad adottare “interventi sostitutivi”.
Ecco il testo del Comunicato:
L’ennesimo incendio doloso che si è sviluppato nella riserva naturale “Oasi del Simeto” ha devastato quasi tutti gli ambienti naturali di maggiore importanza naturalistica. Non è la prima volta che un vasto incendio interessa l’area protetta ma quello di ieri è certamente il più distruttivo.
Il disastro non è solo limitato al patrimonio naturalistico siciliano; infatti, la morte di esemplari appartenenti a specie migratrici dell’avifauna costituisce una calamità di rilievo europeo o intercontinentale.
Per la tutela di specie di interesse internazionale lo Stato Italiano si è impegnato a livello europeo ma tale impegno, evidentemente, non è rispettato. Va ricordato che la riserva naturale è stata individuata anche quale Zona di Protezione Speciale e Sito di Importanza Comunitaria ai sensi delle Direttive Europee “Uccelli” e “Habitat”.
Appare sin troppo evidente che la Regione Siciliana, la Città Metropolitana di Catania (ente gestore della riserva) e il Comune di Catania sono incapaci di tutelare questa importantissima area protetta.
In un paese civile ci attenderemmo immediati provvedimenti o le dimissioni dei responsabili della tutela e della gestione ma nel nostro contesto è invece molto probabile che questo incendio distruttivo passi inosservato.
La Regione Siciliana ha istituito nel 1984 la riserva naturale ma, di fatto, non ha mai svolto il ruolo fondamentale di controllo e di indirizzo.
Il Comune di Catania, da quasi 30 anni, è incapace di redigere il piano di utilizzo, evidentemente perché non intende affrontare il problema dell’abusivismo edilizio, vero cancro dell’area protetta.
Secondo Legambiente, la Regione Siciliana, e per essa l’Assessore regionale al Territorio e Ambiente, se volesse veramente tutelare la riserva naturale, dovrebbe:
Per tali motivi Legambiente Catania chiederà alla Regione Siciliana di indire nel più breve tempo possibile un’apposita riunione con Città Metropolitana e Comune e inviterà il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ad adottare interventi sostitutivi affinché vengano tutelati, non solo sulla carta, gli ambienti naturali per i quali lo Stato si è impegnato nei confronti dell’Unione Europea.
Circolo Città Ambiente A.P.S. (via Duca degli Abruzzi, 156)
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