Forse non tutto è perduto. I lavori per il completamento dell’ospedale San Marco, fermi da tempo, potrebbero a breve ripartire. Il pignoramento chiesto da alcune ditte creditrici è stato bocciato dal Tribunale e lo sblocco dei fondi (stato di avanzamento dei lavori – Sal) permetterà di portare a termine l’opera.
Pur consapevoli del ritardo, accumulato ancor prima che iniziassero i guai giudiziari dei patron della Tecnis, accusati di contiguità alla mafia, alcune forze sindacali si dichiarano soddisfatte e speranzose: gli operai saranno pagati e non perderanno il posto di lavoro, la struttura potrà essere completata in breve tempo.
Un atteggiamento positivo non condiviso da molti cittadini, associazioni, scuole di Librino, che questa mattina hanno presentato -proprio davanti ai cancelli del San Marco- un documento. Contiene una analisi della situazione dei presidi sanitari della città, e soprattutto una denuncia e alcune precise richieste.
La premessa
In “un’ottica di redistribuzione equilibrata dei presidi sanitari” a Catania erano state previste tre strutture ospedaliere in grado di rispondere alle esigenze sanitarie dei cittadini di tutto il territorio.
Collocati strategicamente nella cintura urbana, l’ospedale Cannizzaro, il Garibaldi di Nesima e il San Marco avrebbero garantito a tutti accessibilità ai servizi sanitari decongestionando il centro cittadino, dove sarebbe rimasto attivo il pronto soccorso del Garibaldi di piazza santa Maria del Gesù. L’ospedale Vittorio Emanuele avrebbe chiuso di battenti.
La denuncia
Cosa è accaduto invece? Cannizzaro e Garibaldi Nesima sono decollati, il San Marco è rimasto incompleto. Nel frattempo -denunciano le associazioni- l’amministrazione sanitaria ha deciso di “trasferire significative parti dell’organico del personale del Vittorio Emanuele non sul San Marco (come vorrebbe la logica, e l’esigenza di coprire il territorio), ma sul Policlinico universitario”.
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Perchè potenziare una struttura. il Policlinico, situata “in un’area del territorio già ampiamente servita” rischiando anche di paralizzare il traffico cittadino e congestionando ulteriormente la zona a ridosso del Tondo Gioeni?
I ritardi nella consegna del San Marco hanno forse offerto -si chiedono le associazioni- una “copertura di comodo” ad una scelta politica? Si è deciso infatti di non privilegiare l’area sud della città, di certo densamente popolata (non dimentichiamo che Librino ha circa 70 mila abitanti) ed anche logisticamente ben collegata. (nessuna scusa quindi relativa all’accessibilità…)
Preoccupa soprattutto il fatto che questa consistente parte della popolazione catanese rischia di rimanere senza Pronto Soccorso, un presidio sanitario essenziale.
Le richieste
Oltre che sollecitare le autorità competenti a “porre le condizioni” perchè venga rispettata la consegna dell’ospedale San Marco, le associazioni chiedono
- di fermare lo “spostamento di organico e di attrezzature dal Vittorio Emanuele verso il Policlinico Universitario”, assegnando piuttosto tali risorse all’ospedale San Marco;
- di effettuare la chiusura del Pronto Soccorso del Vittorio Emanuele contestualmente all’apertura di quello del San Marco.
E al Sindaco di Catania, che inconteranno nell mattinata di lunedì, i firmatari del documento chiedono di farsi portavoce di queste esigenze
Ecco il testo integrale del documento
Catania Sud e la nuova distribuzione dei nosocomi della città. A richio la salute di centinaia di migliaia di Catanesi.
Si prospetta una vera e propria rivoluzione nella distribuzione territoriale dei servizi di salute al cittadino e da quanto abbiamo saputo esiste il rischio concreto che buona parte della città possa restare a lungo scoperta sia per servizi ospedalieri sia, cosa ancora più grave,di presidi di pronto soccorso.
Per la Città di Catania ed il territorio circostante, in un’ottica di redistribuzione equilibrata dei presidi sanitari, è stata prevista la realizzazione di 2 nuove strutture: Garibaldi nuovo e San Marco, ed il completamento del Presidio Ospedaliero Cannizzaro.
Questa programmazione sanitaria risponde all’esigenza di dotare il territorio di P.O. qualificati, dislocati strategicamente in tre zone della cintura urbana: Cannizzaro, sulla direttrice jonica; Nuovo Garibaldi, zona Nesima/Misterbianco in direzione est e San Marco,zona Librino in direzione sud.
La città, attualmente è dotata di altre strutture ospedaliere: il Policlinico universitario, il vecchio Garibaldi (destinato a diventare P.S. generale), l’O.V.E., il Ferrarotto, il San Luigi Currò.
In ordine ai 3 poli (Cannizzaro – Nuovo Garibaldi, e San Marco) non si può non rilevare la singolarità del fatto che mentre i primi due sono stati ultimati e sono già operativi da anni, l’ospedale San Marco non riesce a decollare.
Tale situazione, di per sè già grave, diventa drammatica se si considera il fatto che all’avvio dei servizi del San Marco doveva corrispondere la contestuale chiusura del Vittorio Emanuele.
Oggi non solo si prevede la chiusura dell’O.V.E. senza alcuna garanzia dell’immediata apertura del San Marco; ma i ritardi nel completamento (in parte incomprensibile) di quest’ultimo, sembrano essere una copertura di comodo ad una volontà politica di non trasferire, in questa area urbana (decisamente popolata e logisticamente ben collegata), la pianta organica dell’ospedale Vittorio Emanuele, con la conseguente immediata attivazione del San Marco.
Tale impressione viene rafforzata dalla “originale” decisione dell’amministrazione sanitaria di trasferire significative parti dell’organico del personale del Vittorio Emanuele non sul San Marco (come vorrebbe la logica, e l’esigenza di coprire il territorio), ma sul Policlinico universitario, polo collocato in un’area del territorio già ampiamente servita, in quanto si trova a metà strada tra nuovo Garibaldi vecchio Garibaldi e Cannizzaro.
Se a questo si aggiunge la contestuale chiusura dell’O.V.E., si evidenzia subito come l’intera zona sud della città e dell’area extra urbana rimarrebbe priva di presidio sanitario, specie per quanto concerne il Pronto Soccorso, con grandissime ripercussioni sulla popolazione ivi residente, mentre sull’altro versante (concentramento sul Policlinico) si rischia la paralisi sul piano del traffico e della viabilità, tenuto conto che si andrebbe a congestionare ulterormente la zona a ridosso del Tondo Gioeni.
Alla luce di quanto esposto
C H I E D I A M O
Al Ministro della sanità,
All’Assessore Regionale alla sanità,
Al direttore sanitario dell’A.O. Policlinico-Vittorio Emanuele.
Al presidente della VI commisione servizi sociali e sanitari della Regione siciliana
A tutti i deputati regionali dell’ARS
Al Magnifico Rettore dell’Università di Catania
* Che vengano poste le condizioni affinché sia rispettata la consegna dell’ospedale San Marco;
* Che si fermi l’attuale spostamento di organico e di attrezzature dal Vittorio Emanuele verso il Policlinico Universitario, e che tali risorse vengano assegnate tempestivamente all’ospedale San Marco;
* Che la chiusura del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele avvenga contestualmente all’apertura di quello del San Marco.
Altresì
C H I E D I A M O
AL Sig. Sindaco di Catania
Di sostenere l’istanza rappresentata, e di farsi portavoce della stessa presso le autorità competenti, per scongiurare due rilevanti rischi:
* Quello relativo alla salute dei cittadini residenti nella zona sud della città e relativo hinterland,
* Quello relativo all’ingestibilità del traffico veicolare nella zona nord della città, che condurrebbe alla paralisi della circonvallazione già ampiamente compromessa.
In conclusione ci auguriamo che non ci sia una miope visione politica, in questa delicata questione, che conduca all’ennesimo abbandono di una struttura, con il conseguente rischio di vandalizzazione e di marginalizzazione di una vasta area che meriterebbe ben altra attenzione e sensibilità da parte della Politica e delle Istituzioni.
Sottoscrivono: CGIL, Funzione pubblica CGIL, Adiconsum, Parrocchia Madonna del divino amore, Osservatorio socio-potico del settimo vicariato, scuola Musco, scuola Dusmet, Andis Catania, Sclerosi multipla sm@il onlus, VI municipalità, Adas, Amici di Villa Fazio, associazione Terreforti, associazione Talità Kum, Auser Librino, Coop. gli Amiconi, Apimc, Lega delle cooperative, parrocchia Maria ausiliatrice e san Domenico savio, Hdueo sport & animazione, I Briganti Rugby Librino, la Librineria, South Media
Non conosco questa vicenda e quindi non mi esprimo.
Quello che posso dire è che mi pare davvero sorprendente la vicenda delle locazioni passive del Comune di Catania e non solo, ma anche quelle di alcune sedi di enti pubblici (ad esempio l’agenzia delle entrate e del demanio di via orlando) e degli immobili comunali (inizialmente in buono stato di manutenzione, come ad esempio palazzo delle poste o palazzo bernini) lasciati abbandonati.
Nessuno ha pensato ancora di ristrutturarli ed usarli per le sedi degli uffici pubblici?
la legge sulla spending review non prevede la possibilità di dare in concessione immobili pubblici ad altri enti pubblici che ne hanno bisogno?
Visto che il patrimonio immobiliare pubblico, in linea generale, è consitente basterebbe che gli enti locali e le sedi territoriali delle amministrazioni statali si coordinassero per valorizzare al meglio gli immobili di proprietà pubblica.
Invece, sorprendentemente, si continua a prendere in affitto immobili da privati sostenendo, in maniera infondata, che non ci sono soluzioni economicamente piu vantaggiose ed altrettanto adatte per adibire le sedi degli uffici pubblici.
Assurdo inoltre dismettere, cedendo a privati, la sede della agenzia delle entrate e del demanio di via orlando se era necessaria per finalità istituzionali dell’ente che lo occupava.
si devono dismettere solo gli imobili superflui, non le sedi di enti pubblici.