L’unico che ne ha ricavato un vantaggio– e che vantaggio!- è stato il proprietario del terreno, il solito Mario Ciancio Sanfilippo.
Non gli utenti che in fino ad ora non sembra potranno fruirne, tanto meno i cittadini che nella veste di contribuenti, pagando tasse e balzelli hanno contribuito all’enorme spesa.
Parliamo del tanto atteso ospedale San Marco, che, nonostante sia già costato una barca di soldi, non si sa se e quando vedrà la luce.
Sicuramente non sarà tagliato lì, a Librino, come da programma, il nastro inaugurale del Pronto Soccorso Generale e Pediatrico del quale si è discusso, una settimana fa, in una affollata riunione dei vertici dell’Azienda ospedaliera Policlinico-Ospedale Vittorio Emanuele, insieme ai dirigenti medici.
In contrasto con il progetto precedente di dislocare il presidio proprio all’interno del costruendo ospedale San Marco, il Pronto soccorso Generale e Pediatrico dall’Ospedale Vittorio Emanuele sarà trasferito al Policlinico, secondo modalità e tempistica ancora in discussione.
Un trasferimento che servirà innanzi tutto a giustificare i 18 milioni di euro spesi per la struttura già realizzata al Policlinico, i cui lavori sono iniziati nel lontano 2003.
Si ritiene che vengano così soddisfatte anche le aspettative della popolazione a cui era stato garantito e pubblicizzato questo centro di emergenza di alto livello per il quale è stato autorizzato da tempo l’eliporto di supporto.
Tutto a posto allora? Neanche per sogno, considerato che tutta la zona Sud della città teme che la chiusura del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele lasci senza un adeguato presidio sanitario un’ampia porzione della città, quella più popolare e spesso la più ignorata.
Teme anche che il San Marco diventi l’ennesima incompiuta di Librino, un ulteriore teatro Moncada, abbandonato e vandalizzato nonostante i soldi spesi per realizzarlo e poi restaurarlo.
Anche lì, a Librino, si è svolta un’animata assemblea di cui sono stati protagonisti cittadini e associazioni, chiamati a raccolta dalla responsabile delle periferie della CGIL, Sara Fagone.
Entrambe le animate riunioni hanno lasciato aperto un interrogativo essenziale: quale sarà il destino dell’ospedale San Marco, se già si è deciso di deprivarlo del Dipartimento di Emergenza?
La storia
Riassumiamo brevemente l’intricata storia di questo ospedale utilizzando le informazioni che si possono leggere in internet sui blog e sui resoconti giornalistici de “La Sicilia”.
L’idea di creare un ospedale di eccellenza nella zona di Librino nasce nel 1986 con il Progetto Prometeo, al fine di permettere un decongestionamento del centro e realizzare una struttura di eccellenza che garantisca sicurezza all’utenza ed agli operatori.
Il 12 gennaio 1990 la USL 35 (a cui sarebbe subentrata l’Azienda che attualmente gestisce Vittorio Emanule, Ferrarotto e Santo Bambino) procede alla aggiudicazione della gara al gruppo Cogefar-Impresit.
Da allora e fino ad ora (26 anni!) è stata tutta una corsa ad ostacoli fatta di atti burocratici, contenziosi, appalti e subappalti, varianti di piano, atti giudiziari, ed i bla-bla di politici e dirigenti di azienda, smentiti il giorno dopo da fatti incontrovertibili.
Qualche dato
- Il terreno. La scelta di Librino nasce per dotare di un grosso ospedale la zona Sud di Catania, nell’ambito di un progetto che comprendeva il Cannizzaro ad Est e il Nuovo Garibaldi a Nesima.
Nella fase di individuazione dei terreni su cui doveva sorgere l’ospedale viene presa in considerazione una zona rurale, di cui 80 ettari erano dell’editore de “La Sicilia”, Mario Ciancio Sanfilippo.
Forse l’unico a cui l’affaire San Marco ha portato beneficio, visto che una modifica del piano regolatore del 2005 trasformava tutta l’area a ridosso della tangenziale da rurale in “servizi generali” con un beneficio di 8 milioni di euro per l’editore.
- Le varianti. E’ l’ossessione di tutti i percorsi edilizi in appalto, un ‘metodo’ dai contorni più o meno oscuri che fa lievitare i costi.
Ad esse si aggiungono, in questo caso, i decreti dell’Assessorato Regionale alla Salute, in primis il Piano di rientro.
Così dai previsti 1100 posti letto (tanti quanti erano quelli dei tre ospedali -Vittorio Emanuele, S.Bambino, Ferrarotto- che si debbono spostare) si passa prima a 964, quindi a 570 e successivamente a 460.
Praticamente la metà di quelli attualmente disponibili nei tre suddetti ospedali!
Ma anche questi passaggi non sono indolori perché determinano un contenzioso con la ditta appaltatrice (ora Imprepar-Impregilo Partecipazioni) che costringe l’Azienda Ospedaliera ad una transazione extragiudiziale con il pagamento di una somma di nove milioni di euro. Per l’esattezza 9.380.000. E ancora siamo agli inizi dell’attività di cantiere!
- I guai giudiziari hanno indubbiamente contribuito ad un rallentamento non sempre facile da superare.
Si è già accennato alla transazione extragiudiziale. Ma non è tutto.
Con sentenza n. 2193/2006 il TAR si esprimeva a favore dell’Azienda Ospedaliera Vittorio Emanuele avverso la SER.IN Srl. Quest’ultima avanzava diritti sull’annullamento di una collaborazione in project financing inizialmente concordata in fase progettuale.
L’annullamento era giustificato dal riconoscimento, da parte dell’azienda ospedaliera, di una non corrispondenza sia con quanto economicamente richiesto nel badget sia con l’interesse dell’utenza.
Più seri i guai giudiziari in cui incorre la Tecnis, azienda che, come capofila di un gruppo di società di edilizia ospedaliera, era subentrata alla Cogefar-Impresit.
L’impresa Tecnis, impegnata in numerosi appalti pubblici su tutto il territorio nazionale, è attualmente inquisita da varie procure.
Ha anche grossi problemi di carattere finanziario e un conseguente contenzioso con gli operai che certamente non favorisce la prosecuzione dei lavori per il San Marco.
- Le eccellenze. Il progetto originario prevedeva la realizzazione contemporanea, in collegamento strutturale e funzionale con il San Marco, di un Centro di Eccellenza Ortopedico, con il nome di Gesualdo Clementi.
Anche questo progetto ha subito diverse rimodulazioni fino a quando nel 2009 una legge regionale, a firma dell’assessore pro tempore Massimo Russo, ha sciolto le Fondazioni, responsabili dei centri di eccellenza.
Anche la realizzazione del Centro Ortopedico cade sotto la mannaia del contenimento dei costi.
- I costi. Quanto ci costa questo San Marco, ancor prima che possa partire? Anche qui un balletto di dati. La previsione di costi in fase iniziale ed ancora progettuale era di 94 milioni di euro (1995).
Nel 2006 i costi son lievitati a 141 milioni di euro ed al momento della posa della prima pietra e dell’inizio dei lavori (5/12/2008) l’Azienda indica un costo intorno ai 168 milioni di euro.
Attualmente tra spese, espropri, provvedimenti giudiziari, varianti, il costo si è attestato intorno ai 245 milioni di euro, e nulla sappiamo dell’inizio dell’attività!
Trasferimento del Pronto Soccorso
La decisione di spostare il Pronto Soccorso dal Vittorio Emanuele al Policlinico, come altre strutture universitarie già trasferite o in fase di trasferimento, fa pensare che -in contrasto con le assicurazioni del direttore dell’Azienda- l’inizio dell’attività del san Marco sia spostata alle calende greche, con ulteriori dispendi economici dati anche dall’usura non-uso delle strutture già esistenti, comprese le dotazioni tecnologiche….
E come ciliegina finale andiamo a scoprire che vi è un disegno di legge per affidare la gestione del San Marco all’azienda provinciale (ASP) di Catania… Per farne cosa non si sa, non riuscendo a comprendere il concetto, espresso a motivazione, che vi sia una vocazione territoriale nell’utilizzo del San Marco.
A meno che non si intenda, come qualcuno teme, trasferirvi gli ambulatori, la guardia medica e gli altri servizi sanitari attualmente presenti a San Giorgio.
Se così fosse i cittadini della zona non acquisirebbero nessun servizio sanitario aggiuntivo e questa area della città non avrebbe nessun
beneficio significativo da tutti i soldi spesi per la realizzazione del San Marco.