Venti anni sono trascorsi dalla approvazione della legge 109/1996 sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie.
A Catania l’anniversario è stato ricordato, lunedì 7 marzo, proprio in un bene confiscato, assegnato a Libera e Addio Pizzo in via Grasso Finocchiaro, nella giornata nazionale intitolata “BeneItalia: beni confiscati restituiti alla collettività” promossa da ‘Libera, associazione nome e numeri contro le mafie‘.
Tutte le sedi dei beni confiscati in Italia sono state aperte alla cittadinanza, alle amministrazioni, alle scuole, alla stampa per una giornata dedicata alla riflessione e al confronto sul tema.
Nella nostra città il coordinamento provinciale di Libera ha organizzato due diversi momenti, il primo dei quali rivolto agli insegnanti delle scuole coinvolte nella giornata della Memoria del 21 marzo che quest’anno si terrà a Messina.
Una città scelta proprio perché simboleggia un ponte che collega, attraverso le acque del Mediterraneo, l’Europa all’Africa. Da qui il titolo della giornata “Ponti di memoria, luoghi di impegno” in quanto -come afferma don Ciotti- esser costruttori di ponti è un abito mentale, un atteggiamento etico–culturale che richiede soprattutto reciprocità e impegno. Se il ponte viene costruito da entrambe le estremità, l’incontro sarà più vicino e sicuro.”
Nella seconda metà della giornata sono stati invitati i giornalisti per raccontare gli oltre dieci anni di attività di Libera sul territorio catanese utilizzando alcune slides che mostravano le varie attività di Libera a Catania.
Dalla formazione alla giustizia, al coordinamento per la legalità della festa di s.Agata, alle campagne nazionali e internazionali, al fare memoria, alla presentazione di libri ad iniziative culturali con l’intervento di Enzo Pezzino di Pax Christi e di Renato Camarda di Banca Etica.
Era presente Carmelo Percipalle responsabile del centro Astalli a cui è stato assegnato un immobile confiscato alla mafia in via Delpino a Catania, oggi in ristrutturazione per metterlo a norma, che accoglie ragazzi provenienti dall’Africa sud sahariana, con un progetto finanziato da JRS.
Sui beni confiscati il coordinatore Giuseppe Strazzulla ha puntualizzato che Libera non gestisce direttamente i beni confiscati, ma promuove i percorsi di riutilizzo dei beni, in collaborazione con la ‘Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Determinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata’, le Prefetture e i Comuni.
In questa direzione molto importante è stata la costruzione di una rete di collaborazione con la CGIL, Confcooperative, SlowFood, Associazione Casa di Maria, OpenData Hacklab.
Ha ricordato che a Catania si è avviato un percorso virtuoso con l’approvazione (17/06/2014) da parte del Consiglio Comunale del Regolamento per l’affidamento dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Un percorso non ancora realizzato in quanto l’amministrazione comunale non ha emanato alcun bando e non sono stati individuati i criteri di assegnazione di tali beni.
Di recente l’assessore D’Agata si è impegnato a pubblicare il primo bando per l’assegnazione e a rivedere l’efficacia di tutte le assegnazioni in atto al fine di verificarne la buona gestione o eventualmente rivedere l’assegnazione stessa.
Si tratta ancora una volta, ha ribadito Giuseppe Strazzulla, di controllare l’operato della giunta comunale, sollecitandola sotto il profilo della tempistica e della correttezza delle procedure.
Proficua, nel cammino per l’applicazione di questa legge, è stata -nel recente passato- la collaborazione con il procuratore Giovanni Salvi e con l’Ufficio misure di prevenzione del tribunale.
Non altrettanto si può dire dell’Agenzia Nazionale di cui Strazulla lamenta il funzionamento poco efficace, la lentezza dell’assegnazione dovuta alle lungaggini burocratiche, ma anche la sottovalutazione delle potenzialità sociali da parte della politica e in particolare dei Comuni.
Si avverte in queste riflessioni sui Beni confiscati, forse, una certa stanchezza frutto della monotonia per il reiterarsi delle stesse discussioni. Del resto anche la giornata dedicata a questo anniversario è sembrata un atto dovuto, poco partecipata perché poco coinvolgente sul piano dei contenuti.
Assenti le istituzioni, assente la stampa, assenti gli stessi soggetti gestori dei beni confiscati e i promotori del regolamento sulla gestione dei beni.
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