In tempo di scandali sul calcio e in un momento storico in cui la paura induce a negare l’accoglienza, una trentina di giovani di borgata e di ragazzi immigrati da paesi poveri, sta realizzando quello che sembrerebbe impossibile, ridare ad una palla, e a un campo di calcio, il ruolo di ponte fra le culture.
Che un pallone potesse coinvolgere ed educare lo avevano capito da tempo Lorenzo e gli altri volontari di Mani Tese che seguono da anni con costanza questi ragazzi che crescono non solo in età ma anche in consapevolezza.
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Si definiscono ‘ragazzi liberi’ perchè hanno imparato a conservare la dignità, a risolvere in modo autonomo -con la solidarietà degli abitanti del quartiere- i problemi di gestione del ‘loro’ campo da gioco, senza chiedere favori ma rivendicando solo diritti.
Da questa nuova esperienza stanno imparando a scoprire di avere molte cose in comune con chi ha un colore diverso della pelle e proviene da un’altra cultura. E ad essere solidali con chi ha ancor meno certezze di loro. Su questo
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