Oltre 1000 nuclei familiari in emergenza, e sfrattati, sono in attesa di ottenere l’assegnazione di un alloggio, mentre sono circa 15 mila le famiglie, a Catania, collocate da anni nella graduatoria generale per l’assegnazione di una casa popolare.
Che non si possa perdere altro tempo per affrontare questa drammatica situazione è del tutto evidente, che le amministrazioni comunali (il problema, ovviamente, non riguarda solo la città di Catania) e gli enti preposti, in primo luogo lo IACP (istituto autonomo case popolari) siano in grado di farlo è un’altra storia.
Su questi temi il 5 novembre presso il centro Sociale Liotru si sono incontrate diverse realtà cittadine (Comitato casa x tutti, i sindacati degli inquilini, SUNIA e SICET, centri sociali, collettivi studenteschi) per confrontarsi sul che fare.
Un primo impegno comune è stato individuato nella richiesta, da presentare alla prefettura di Catania, di blocco e moratoria degli sfratti, che, ha ricordato Giusi Milazzo (SUNIA), nel 2014 sono stati 664, a fronte di 3112 richieste.
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di sfratti per morosità incolpevole, ovvero per sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone locativo in seguito alla perdita o alla consistente riduzione dell reddito del nucleo familiare.
In effetti, nel comune di Catania, secondo i dati del CRESME (Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l’ Edilizia e il Territorio) ci sarebbero circa 20 mila vani sfitti, a conferma di una progressiva diminuzione dei residenti in Città, che rende poco comprensibile perché l’attuale amministrazione comunale “sponsorizzi” nuove edificazioni (Corso Martiri, lo stesso PUA).
Va, invece, sottolineato il fatto che le sopravvenute difficoltà economiche prodotte dalla crisi fanno sì che i canoni di affitto siano troppo alti. Infatti, e stiamo parlando di contratti regolari, un affitto medio per un alloggio di 80 mq va da 300 a 550 euro a canone concordato e da 400 a 650 a canone libero, e incidono sino al 40% sui redditi familiari.
A complicare ulteriormente la situazione, l’abusivismo non di necessità e il mercato illegale delle case popolari, messo in pratica da chi, non avendo più una reale necessità di vivere in una casa popolare la affitta, senza averne il diritto, a terze persone.
E ancora, il proliferare del mercato nero degli affitti e il pesante intervento della criminalità organizzata.
Infine, tutti hanno sottolineato la necessità che sugli edifici esistenti, molti dei quali versano in condizioni di degrado, vengano effettuati i necessari lavori di manutenzione, attesi da anni, e l’urgenza di conoscere e valorizzare il patrimonio abitativo di cui dispone il Comune etneo, da utilizzare anche per fare fronte all’emergenza.
E, soprattutto, tutti sono stati concordi sul fatto che è urgente e necessario un nuovo, e credibile, piano per l’edilizia popolare.
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