Il grembiule è l’unico ‘paramento sacro’ citato nel Vangelo. Lo diceva don Tonino Bello, prete e vescovo scomodo, che amava parlare appunto di una “Chiesa del grembiule”, cioè di una chiesa che doveva mettersi a servizio, in particolare degli ultimi, i più fragili, come simbolicamente aveva fatto Gesù nella lavanda dei piedi.
Quando ancora nessun papa Bergoglio si profilava all’orizzonte, don Tonino scandalizzava i cristiani ‘benpensanti’ e buona parte delle gerarchie ecclesiastiche per le sue critiche nei confronti di una politica che non serviva il bene comune e prendendo posizione in favore della pace, del disarmo.
Appena divenuto, nel 1985, presidente di Pax Christi, venne coinvolto nel dibattito, allora molto vivace, sull’obiezione di coscienza e sulla contraddizione tra gli aiuti economici governativi al Terzo Mondo e la mancanza di regolamentazione e trasparenza nel commercio delle armi.
Essendo l’Italia in prima fila nella produzione di armi e ai primi posti nel mondo per la loro esportazione, i pacifisti erano scesi in campo arrivando fino a proporre l’obiezione fiscale alle spese militari, a favore della quale si era pronunciato anche il vescovo di Ivrea, Bettazzi, attaccato da molti organi di stampa e in difesa del quale scese in campo Tonino Bello.
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Don Tonino, nel suo impegno pastorale, fu profetico anche su altri fronti. Insistenza soprattutto sul tema dell’accoglienza, sia dei migranti (che in quegli anni erano gli albanesi), sia dei senza casa, che ospitava in episcopio, sia di tutti i diseredati.
Di lui si è parlato qualche settimana fa a Biancavilla, presso la Casa di Maria, dove è stato invitato -dal ‘Punto Pace’ di Pax Christi Catania- don Salvatore Leopizzi, parroco a Gallipoli, che per più di un decennio ha lavorato a stretto contatto con don Tonino.
Raccontando, a ruota libera, di lui e della propria esperienza al suo fianco, Leopizzi ha ricordato alcune raccomandazioni ricevute personalmente da don Bello, come quella di essere una spina “nel fianco di chi è soddisfatto”.
Dallo stesso Leopizzi, ma anche da alcuni intervenuti all’assemblea, sono state rievocate alcune sue espressioni densissime di contenuti.
Riassumeva in tre parole quella che doveva essere la funzione della Chiesa nel mondo, “annunciare, denunciare, rinunciare”. Annunciare la speranza del Cristo Risorto, denunciare le ingiustizie della società, dando voce a chi non ce l’ha, rinunciare ai privilegi e farsi povera tra i poveri.
E non perchè la povertà sia un valore in sé, anzi scriveva Tonino Bello “I beni della terra non giacciono sotto il segno della condanna. Per ciascuno di essi, come per tutte le cose splendide che nei giorni della creazione uscivano dalle mani di Dio, si può mettere l’epigrafe: “ed ecco, era cosa molto buona”.