La preoccupazione è stata espressa da PierLuigi Cervellati, autorevole architetto che, pur non essendo siciliano, conosce bene la Sicilia per averci lavorato. La legge in questione è quella relativa alle “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” (ddl 602-641-711-732/A).
Non è certo conciliante Cervellati con la Regione Sicilia che definisce ‘sciagurata’ e ‘alfiere del tracollo dell’urbanistica italiana’. Teme infatti che “come il crollo di Agrigento e il “sacco” di Palermo furono il nefasto “esperimento” di una politica urbanistica e territoriale che contagiò quasi subito le altre Regioni, così questa legge – anticostituzionale, fuorilegge rispetto al decreto legislativo 42/2004 – costituirà il riferimento per altre regioni e “città metropolitane” del nostro paese”.
Su questa legge anche Italia Nostra si esprime molto duramente. Lo ha fatto a più riprese, dalla fase delle osservazioni e delle proposte fino alla approvazione del testo da parte dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), avvenuta il 7 luglio scorso, con 51 voti a favore e nessun voto contrario.
L’associazione denuncia che la volontà di rilanciare l’asfittico comparto edilizio si sia trasformata in un invito implicito, rivolto ai cittadini, a ristrutturare antichi fabbricati senza il necessario rispetto del patrimonio artistico locale.
A parere di Italia Nostra, vengono infatti introdotte una serie di semplificazioni che permettono di scavalcare gli imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori aggirando regole fondamentali.
Non a caso le norme, e le semplificazioni, riguardano tutti i comuni dell’isola e ignorano le specificità dei territori.
Di questa legge dà un giudizio positivo Anthony Barbagallo, deputato del Pd e già sindaco di Pedara, che la considera capace di “restituisce vita ai centri storici aprendo la strada ad una fruizione intelligente e agevole, basti pensare alla prevista possibilità di prevedere all’interno del centro storici interventi di edilizia economica e popolare per le giovani coppie”.
Una valutazione che si configura come una conferma della sordità ai contesti culturali e dell’indulgenza elettoralistica alle esigenze immediate del presente, che potrebbero peraltro essere soddisfatte altrimenti. Se non addirittura la possibilità di favorire grovigli di interessi poco chiari.
Sono state ignorate invece le osservazioni avanzate da mondo universitario, associazioni ambientalistiche e culturali, che -nel mese di marzo- avevano ottenuto una sospensione dell’iter della legge e un ritorno alla Commissione Ambiente e Territorio per poter discutere e approfondire le questioni più rilevanti.
Nulla però è cambiato, la legge è stata approvata e noi rischiamo di essere considerati gli autori della distruzione del nostro patrimonio più significativo. Come l’Isis.
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