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Cavagrande, laghetti chiusi

La riserva naturale orientata di Cavagrande del Cassibile (Avola-Siracusa) è, ancora oggi, chiusa ai visitatori, nonostante sia trascorso oltre un anno (giugno 2014) dall’incendio che distrusse parte della macchia mediterranea.
Giungere dall’ingresso principale alla zona dei laghetti (la più conosciuta e ammirata) è vietato. Unico sentiero praticabile: Prisa-Timpa ca Tona (pietra echeggiante).
“In questo itinerario – leggiamo sul sito – l’escursionista ha la possibilità di scoprire ed ammirare un posto alquanto suggestivo, poco conosciuto e che non ha nulla da invidiare ai famosi Laghetti. Il paesaggio si presenta in tutto il suo splendore: un vasto pianoro roccioso, un bel laghetto d’acqua verde cristallina, conosciuta con toponimo “uruvu tunnu” (Laghetto rotondo), una vegetazione lussureggiante”.

Senza nulla togliere a un tale itinerario, non c’è dubbio che, soprattutto in estate, l’impossibilità di arrivare ai ‘Laghetti’, la cui magica bellezza è riconosciuta da tutti, toglie gran parte del fascino e riduce le capacità di attrazione di questa meraviglia siciliana.
Le associazioni ambientaliste del siracusano (il territorio della riserva rientra nell’amministrazione di tre comuni: Avola, Noto e Siracusa) da tempo chiedono che si cambi rotta, consapevoli, peraltro, di operare in una situazione di ‘fragilità ambientale’, nella quale servirebbe un contemporaneo impegno di prevenzione e manutenzione.
Da qui la richiesta, senza perdere ulteriore tempo, di individuare e rendere operativi gli interventi concreti per il ripristino e la messa in sicurezza dei sentieri.
Ma, anche, l’invito a tutelare, da parte dell’Ente gestore, l’integrità della riserva messa a rischio dal pascolo abusivo, dal campeggio ‘libero’ e dal bivacco in aree pregiate.
Le associazioni ambientaliste denunciano, infine, che poco si è fatto per integrare la riserva con il territorio circostante. Ad oggi, ad esempio, non sono ancora stati approvati i piani di utilizzo delle aree di pre-riserva, nonostante ciò fosse previsto dal Decreto Assessoriale -13.06.1990- istitutivo della riserva.
In sostanza, niente di nuovo nella nostra regione. Un eccezionale bene naturale/comune non solo non diventa volano perché si sviluppino attività economiche sostenibili nel territorio, ma, addirittura, non si riesce neanche a garantirne la ‘normale’ fruizione.

Argo

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