Dovrebbero giocare e studiare e invece, spesso, svolgono quello che Save The children chiama “lavoro ingiusto”. Sono solo dei ragazzi che diventano preda di gente senza scrupoli.
Lo sfruttamento del lavoro dei minori nel nostro territorio è una realtà molto diffusa e coinvolge soprattutto ragazzini dei quartieri a rischio oltre che piccoli migranti, soli o assieme ai loro genitori.
Come emerge dalla interessantissima indagine condotta da Save the children, che ha interessato oltre 700 minori tra reclusi negli Istituti Penitenziari Minorili italiani e in carico agli Uffici di Servizio Sociale Minorile, il fenomeno riguarda anche i due terzi dei minori reclusi negli istituti penitenziari
Il fenomeno è al centro della manifestazione che per stasera, venerdì 12 giugno dalle 18.30, è stata organizzata nel cortile del Tribunale per i minorenni di Catania, in via Franchetti 62, dalla sezione di Catania dell’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e la Famiglia in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Sarà ricordato in particolare Iqbal Masih, il bambino pakistano che pagò con la vita il tentativo di reagire allo sfruttamento lavorativo cui era stato sottoposto sin da bambino insieme a tanti altri suoi coetanei.
Parliamo di ragazzi che molto spesso non hanno completato il percorso scolastico obbligatorio e hanno cominciato a lavorare prima dei 13 anni per conto di altri non familiari. Chi per fare fronte alle proprie spese personali e chi per aiutare la famiglia.
Senza alcuna garanzia, oltre il normale orario di lavoro, sottopagati e raramente impegnati in attività che potrebbero avere uno sbocco dignitoso: lavori umili e con scarsa acquisizione di competenze presso bar, panifici, ristoranti, pizzerie, venditori ambulanti, campagne, cantieri, officine, allevamenti.
“Si tratta di un dato molto grave e allarmante che mette in luce il circolo vizioso che parte dall’abbandono scolastico, passa per lo sfruttamento lavorativo fino a ad arrivare al coinvolgimento nelle reti della criminalità”, spiega Raffaela Milano, direttora dei Programmi Italia-Europa Save the Children.
Inoltre, la maggior parte dei minori intervistati afferma di avere iniziato le proprie azioni illecite tra i 12 e i 15 anni, parallelamente all’acutizzarsi di problemi scolastici, culminati spesso in bocciature e abbandoni.
Come rompere questo circolo vizioso?
Un’azione capillare degli Ispettorati del Lavoro che faccia diventare troppo oneroso assumere minori la cui occupazione dovrebbe essere la scuola; una anagrafe puntuale degli aventi obbligo scolastico per intercettare da subito coloro che non frequentano (leggi l’articolo di Repubblica su Motta Sant’Anastasia); una offerta diffusa sul territorio, specie nei quartieri marginali, delle scuole di ogni ordine e grado, dalla materna alle superiori.
Diversamente sempre più assomiglieremo alla Libia, dove il continuo flusso dei migranti ha attivato in maniera pressoché omogenea una propensione collettiva allo sfruttamento del lavoro di chi vuole imbarcarsi e un aumento della criminalità diffusa che – attraverso rapine per strada – si impossessa del denaro che ogni migrante cerca di accumulare per pagare gli scafisti.
E poi ci sono i migranti e i loro figli. Non occorre più renderli schiavi per poter disporre a proprio piacimento di manodopera adulta e minorile. Sono loro che nelle nostre campagne lavorano 12 ore al giorno per 20-30 euro, di cui una quota (da 5 a 15 euro) va al caporale che li seleziona e li porta dalla piazza al luogo di lavoro.
A ribadirlo un docufilm, dal titolo “Terranera”, interamente girato nelle campagne e nei comuni agricoli dell’hinterland, che avremo la possibilità di rivedere sempre stasera.
Il programma della serata prevede anche la partecipazione dell’orchestra “Musicainsieme a Librino”, dell’Associazione “Leggére”, del Centro Punto Luce di Save the Children e C.S.I., di cui Argo ha già parlato, dei minori reclusi presso gli Istituti Penitenziari Minorili di Acireale e Catania.
Guarda il trailer di Terranera
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