Sono quelli che una volta definivamo storpi e ai quali, adesso, con tutta l’ipocrisia della nostra epoca, abbiamo regalato l’etichetta di portatori di disabilità mentale o fisica, come se un nome potesse cancellare per incanto tutto il carico di sofferenza che questa gente porta addosso. Porgono la mano verso i passanti e chiedono l’elemosina. Campano con le briciole della nostra distratta e arrogante opulenza.
Ma chi c’è dietro? Esiste una vera e propria organizzazione?
Un video postato sul sito Biblioteca dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna dice di sì e denuncia la tratta dei mendicanti e il racket delle elemosine in tutte le grandi città, un vero e proprio traffico degli esseri umani con disagi mentali e fisici gestito dalle organizzazioni criminali. Il titolo è: “Non chiameteli mostri”.
Si tratta di disabili e bambini che verrebbero per la maggior parte dalla Romania. L’Italia si contende il titolo di principale paese di destinazione per le vittime di sfruttamento sessuale, lavorativo e di accattonaggio insieme alla Germania, alla Grecia e alla Spagna.
In Sicilia vediamo spesso poveri esseri senza piedi, talora solo con moncherini, con arti deformi, chiedere l’elemosina. Anche sotto gli occhi di tutti, in via Etnea. Una mendicante con un evidente difetto di deambulazione sta proprio davanti allo scalone della Chiesa dei Minoriti; viene accompagnata lì ogni mattina e poi riportata indietro.
Qualche giorno fa è stata vittima di un episodio di bullismo, investita da un gruppetto di teppisti in bicicletta. Per fortuna i passanti, stavolta, non hanno girato lo sguardo e le spalle e hanno chiamato i carabinieri. Il gruppo di teppistelli è stato così bloccato, almeno questa volta.
Nè in Italia né negli altri paesi dell’Unione europea è stato fatto un censimento delle vittime della tratta dell’accattonaggio. Eccezion fatta per l’Anitp, agenzia nazionale romena contro la tratta, unica agenzia governativa in un paese membro dell’Unione Europea istituita per contrastare il traffico degli esseri umani.
Non chiamateli mostri: storie di ordinaria schiavitù è di Antonella Graziani, Valentina Valente, Michele Vollaro
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Oggi tutto viene visto come fonte di guadagno illecito: speculare sul "disagio" delle persone è spregevole!