Categories: DirittiImmigrazione

Sei video chock sui 'muri' di frontiera della UE

“Se c’è qualcuno che pensa che le persone smetteranno di migrare perché si costruiscono muri più alti o ci si mettono sopra lame più affilate, vuol dire che non conosce la storia dei flussi migratori“. Queste parole di Tereza Vazaquez, membro della Commissione spagnola di aiuto al rifugiato, sembrano non interessare i vertici europei, che hanno trasformato le linee di confine dell’Unione Europea in muri invalicabili, controllati come in tempi di guerra.
Questo il tema affrontato daBorderline”, reportage a puntate pubblicato su Internazionale che racconta in pillole i confini dell’UE più battuti dalle attuali rotte migratorie.
I sei video, di Valeria Brigida, Paolo Martino, Stefano Liberti, Raffaela Cosentino e Mario Poeta, danno un’idea precisa di cosa significhi “fortezza europa”: al radicale abbattimento delle frontiere interne dell’UE, che ha garantito ai cittadini dell’Unione europea la massima libertà di movimento, è corrisposto un’altrettanto radicale innalzamento di barriere alle frontiere esterne.
Questo garantisce ogni giorno massicce violazioni dei diritti umani e abusi di potere da parte delle autorità di frontiera che violano le regole fondanti del diritto internazionale nella totale acquiescenza delle autorità europee.
Ecco i confini insanguinati ed ecco i link ai rispettivi video, molto significativi e assolutamente da non perdere:
Melilla, l’enclave spagnola in Marocco delimitata su tre lati da un muro alto sei metri e sormontato da filo spinato, dove si consuma un doppio gioco: i profughi siriani riescono a confondersi tra i pendolari marocchini che valicano quotidianamente il confine con la Spagna; i sub sahariani invece vengono traditi dal colore della pelle e per questo sono costretti al “salto vallado”, l’arrampicata del muro spinato, piantonato da poliziotti armati. Tutto accade sotto gli occhi serafici di giocatori spagnoli di golf, che continuano indisturbati la loro partita.
Il confine tra Turchia e Bulgaria, delimitato da 33 km di filo spinato e controllato con telecamere a infrarossi, alle quali non sfugge alcun movimento. E così, la maggior parte dei migranti che valica irregolarmente il confine viene respinta arbitrariamente e con la forza dalla polizia, in violazione dell’obbligo di garantire il diritto di ogni individuo a presentare domanda di protezione internazionale.
La rotta Turchia – Italia via mare, a bordo di navi mercantili. Il viaggio è pubblicizzato su Facebook, c’è persino il numero di cellulare del trafficante che lo organizza. Costa 6000 dollari a persona e…si paga all’arrivo: il versamento si effettua in un ufficio anonimo sul lungomare di Mersin, città portuale turca a pochi km dal confine siriano. I soldi vengono bloccati sottoforma di deposito e, solo una volta arrivato in Italia, il migrante chiama gli scafisti e comunica il codice per sbloccare il versamento.
Lo stretto di Calais, dove i migranti rimangono “intrappolati” per giorni, mesi o anni nel tentativo di raggiungere l’Inghilterra alla ricerca di migliori condizioni di vita. Tentano la traversata nascondendosi sui camioni, ma il più delle volte vengono individuati dalla polizia e violentemente respinti
Il Terminal 3 dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, principale scalo internazionale in Italia. Nel passaggio tra gli uffici di polizia e i controlli di frontiera gli stranieri vengono individuati e trattenuti in celle ben nascoste dagli sguardi dei turisti. Lì dentro si decide (in modo più o meno violento) chi accogliere e chi respingere. Quest’anno, fino agli inizi di aprile, i respinti sono stati 755 e i richiedenti asilo accolti 160. Tuttavia è impossibile sapere se i respinti volevano chiedere asilo politico, come previsto dalla legge italiana e dal diritto internazionale, che impone l’obbligo imperativo di  non-refoulement, cioè di non respingimento arbitrario alla frontiera.
– Dulcis in fundo, il muro invisibile del canale di Sicilia, considerato la via di transito più pericolosa al mondo, culla della più grande tragedia in mare avvenuta dalla Seconda guerra mondiale a oggi. Nel reportage di Valeria Brigida e Mario Poeta, il canale di Sicilia viene raccontato da un anonimo membro della guardia costiera, al quale dà voce Erri de Luca, da un pescatore lampedusano e da un giovane medico del C.i.s.o.m.
Non ci si abitua mai, recita Erri de Luca. Non basta non abituarsi, aggiungiamo noi: quando questo sdegno si tramuterà in azione?

Argo

Recent Posts

Addio Ognina, il mare non è più di tutti

La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…

1 giorno ago

Alunni con disabilità, il Comune di Catania taglia i fondi per i servizi. Le alternative possibili

In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…

3 giorni ago

Elena Basile a Catania. I conflitti attuali e la politica dei due pesi e delle due misure.

Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…

5 giorni ago

Ultime sul Ponte. Siamo proprio in buone mani!

Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…

1 settimana ago

Mimmo Lucano a Catania, i migranti da problema a risorsa

Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…

1 settimana ago

Nazra Palestine Short Film Festival, non voltiamo lo sguardo

Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…

1 settimana ago